Le Venezie di Marco Polo. Storia di un mercante e delle sue città  – Ermanno Orlando

Marco Polo rispose: «Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia» Italo Calvino, Le città invisibili Sono trascorsi settecento anni dalla morte di Marco Polo. Su di lui esiste una letteratura ormai sterminata, quasi in ogni lingua, e le sue straordinarie vicende di viaggio, che spalancarono all’Europa cristiana il lontano e favoloso Oriente, sono state raccontate e ripercorse da numerosi autori. E così, in questo libro, Ermanno Orlando ribalta completamente il punto di vista e ci conduce, anche facendo tesoro delle suggestioni derivanti dalle Città invisibili di Calvino, in un viaggio nelle città che Marco ha via via attraversato. Per una volta il nostro mercante resterà sullo sfondo, lasciando che siano i luoghi a prendersi per intero la scena. Vedremo Venezia – immaginata, vissuta, lasciata e ritrovata – e poi salperemo per Trebisonda, Tabriz, Costantinopoli, San Giovanni d’Acri… E infine ritorneremo nella città continuamente cercata nelle altre e cambiata nello spazio di un viaggio che pareva infinito.

  • Editore ‏ : ‎ Il Mulino (20 ottobre 2023)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 344 pagine

Recensione a cura di Alice Croce Ortega

Quando ho cominciato a leggere questo saggio dal titolo suggestivo mi sono resa conto di aver letto pochissimo su Marco Polo, a dire il vero ho diversi romanzi che aspettano il loro momento in cui lui è protagonista ma che non ho ancora aperto. Adesso mi è ben chiaro il perché: evidentemente questo è il libro che dovevo leggere prima di fare conoscenza più direttamente con questo celeberrimo personaggio, altrimenti non sarei mai stata in grado di orientarmi in quell’ambiente antico e misterioso in cui il veneziano forse più famoso al mondo visse e compì le sue imprese.

Tutti noi abbiamo studiato a scuola le Repubbliche Marinare, Venezia, l’eterna rivalità con Genova, la via della Seta e chi più ne ha più ne metta, ma nemmeno lontanamente avrei immaginato la complessità di quel mondo e le straordinarie conquiste della civiltà veneziana in un periodo storico che oggi ci appare lontanissimo.

Innanzitutto ho scoperto che il titolo dell’opera, “Le Venezie di Marco Polo”, non è un modo di dire: questa incredibile capitale seppe disseminare le rotte delle sue navi di tante piccole Venezie, vere e proprie città nelle città, ad esempio ad Acri, ad Alessandria, a Cipro, a Trebisonda… che non erano semplici protettorati, ma un segno tangibile della sua sfera d’influenza: dove risiedevano cittadini veneziani con i loro funzionari, le loro abitazioni, magazzini, chiese, e tutto quanto serviva per sentirsi come a casa e offrire i servizi necessari ai convogli mercantili di passaggio. Perché di veri e propri convogli si trattava, se per di più teniamo conto che Venezia nel XIII secolo aveva già inventato la navigazione di linea, organizzata e regolamentata dal Comune.

Non voglio dire troppo per non togliere il piacere della lettura di tante notizie che prese una per una non sono forse del tutto nuove ma che lette tutte insieme in quest’opera così completa e dettagliata, benché forzatamente sintetica, sono davvero impressionanti. E altrettanto impressionante è leggere la nota dell’autore in cui ci avverte che a brevissimo, in occasione del settimo centenario della morte di Marco Polo, tra le tante iniziative, verranno pubblicati nuovi documenti che potrebbero anche smentire alcune delle ipotesi formulate nel saggio – in alcuni casi davvero innovative – che abbiamo appena letto, tanto è sterminato il campo d’indagine quando si parla di Venezia.

Venendo al testo in sé, è vero che si parla poco di Marco Polo, e molto più della città lagunare e della sua storia; tuttavia, l’opera si apre e si chiude proprio sulla sua figura, con un senso di circolarità che ho molto apprezzato. E al di là di tutte le possibili considerazioni su chi pensa che fosse adirato con la sua città che lo aveva svalutato – considerandolo un millantatore o un mercante poco serio, che si perdeva dietro sogni di gloria invece di occuparsi seriamente dei suoi affari, come era dovere di ogni buon veneziano – mi è sembrato di intravedere un uomo curioso, a cui forse la mercatura stava un po’ stretta: un uomo che amava la sua città natale e il suo mestiere, certo, ma che “aveva una marcia in più”. E che semplicemente avrebbe voluto essere apprezzato dai suoi conterranei, invece di essere ridimensionato e dimenticato proprio nella sua terra. Mentre nei veneziani non vedo tanto invidia o desiderio di rivalsa, quanto semplice difficoltà ad accettare e capire un concittadino un po’ “diverso”, che oltre al mestiere amava anche conoscere le meraviglie del mondo e farle conoscere agli altri, soprattutto ai suoi concittadini. Mi commuove pensare a tutte le copie de “Il Milione” che fece preparare da donare agli ospiti o alle personalità che ne facevano richiesta, ben prima dell’invenzione della stampa, e che la fecero conoscere in breve tempo al mondo intero.

Eppure lo spirito avventuriero che animava Marco non sembra in contraddizione con la vocazione al mare che caratterizzava la sua città d’origine, dedita ad esso con ardore quasi religioso; quasi a ricordare che la purezza viene dall’acqua e, come giusta contraria, dalla terra la corruzione e il male:

«Considerando essere proprio di Venezia coltivare il mare e tralasciare la terra; di qua, infatti, si hanno in abbondanza ricchezze e onori, di là provengono spesso scandali ed errori»

Ma del resto si sa, nemo propheta in patria

Concludendo, un testo che mi ha piacevolmente sorpresa e che – nonostante talvolta possa sembrare un po’ ripetitivo nel voler esporre con chiarezza determinati concetti non sempre facili da afferrare – alla fine soddisfa pienamente per la sua completezza e la sua capacità di tirare le fila di tutti gli argomenti considerati riconducendoli alla figura di Marco Polo, la cui personalità a quel punto ci appare ben definita e indimenticabile nella cornice della sua straordinaria città.

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