L’elisir dei sogni. La saga dei Campari  – Silvia Cinelli

Milano, 1862. Gaspare Campari mesce fiori, spezie e bucce d’agrumi nel suo laboratorio da liquorista sotto il Coperto dei Figini. È arrivato da poco dalla provincia, pieno di speranze dopo il successo del suo Caffè dell’Amicizia a Novara, e nella grande città in trasformazione, animata da una borghesia ricca e desiderosa di godere dei piaceri della vita, è determinato a realizzare il suo sogno. Gaspare cerca qualcosa che non esiste, un elisir: il Bitter perfetto, che piaccia a signore raffinate, intellettuali e uomini di mondo. Poco dopo la magia avviene: nasce il Bitter Campari, inconfondibilmente rosso e dal sapore dolceamaro, destinato a diventare un’icona. Da allora, l’ascesa è inarrestabile: è il 1867, e nella nuova Galleria Vittorio Emanuele II apre le porte il Caffè Campari, luogo di ritrovo per politici e scrittori, frequentato dai musicisti del vicino Teatro alla Scala e dai giornalisti del neonato “Corriere della Sera”. Ma quando Gaspare muore all’improvviso, lasciando cinque figli e una formidabile vedova dalla chioma rossa, è subito chiaro che la successione non seguirà i piani del capostipite. Sarà l’intraprendente e coraggiosa Letizia a traghettare l’azienda verso il futuro, consegnandola nelle mani dei suoi figli, Davide e Guido, che non possono essere più diversi: visionario e orientato al potere il primo, ribelle e passionale il secondo. Due fratelli caparbi, destinati inevitabilmente a scontrarsi sull’eredità paterna. Tra amori contrastati e solitudini, scelte audaci e venti di rivoluzione, un romanzo che emoziona e affascina, raccontando la parabola di una famiglia che ha scritto con l’inchiostro rosso del suo Bitter la storia di Milano.

  • Editore ‏ : ‎ Rizzoli (6 febbraio 2024)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 336 pagine

Recensione a cura di Sara Valentino

Adoro questo nettare rosso fuoco, mi tiene compagnia rilassandomi nelle fredde sere d’inverno, quelle del fine settimana, quando desideri follemente lasciare per un po’ i problemi lavorativi relegati in un angolo.

Quando ho scoperto la pubblicazione di questo romanzo mi sono subito buttata nella lettura, desideravo conoscere la storia del Campari, oggi conosciuto ovunque.

Il romanzo percorre alcuni anni della Milano di fine Ottocento, un periodo storico importante denso di cambiamenti sulle abitudini e nella politica del tempo. Basti pensare alle prime lotte sindacali, delle quali molto si parla nel libro, le vediamo dalla parte dei lavoratori e dalla parte dei padroni.

E che dire delle prime automobili, del sogno di vederle in una gara, di ammirarle tra le vie della città, chissà quale emozione per chi visse quel tempo.

Anni che hanno visto assassinare il re d’Italia a Monza, vicina di casa dei milanesi.

“L’elisir dei sogni” racconta la storia di una famiglia che diventò ricca e importante, ancora oggi in centro a Milano in Galleria Vittorio Emanuele c’è quel bar, quello aperto da Gaspare Campari, il capostipite. Un uomo che si è fatto da sè, che ha inventato una ricetta prodigiosa, custodita in uno scrigno segreto per anni, per evitare le imitazioni.

La narrazione è fluida e curata, costellata di piccoli dialoghi in dialetto milanese che la rendono ancora più entusiasmante e da vivere.

Il romanzo si apre con la morte improvvisa di Gaspare che lascia quindi la moglie, dotata di forza e coraggio, alla guida insieme al primogenito dell’impresa famigliare. Davide, il secondogenito è appena quindicenne, da anni chiede, invano, al padre di poterlo aiutare giù nel laboratorio, lui ha una grande passione per questo mestiere, lo sente profondamente, mentre il fratello ha altri sogni e progetti. Ma il padre ha deciso già delle loro sorti e per Davide nel laboratorio non c’è posto, lui sarà destinato ai locali superiori, al servizio di sala.

Letizia, moglie e madre intrepida non si lascerà sopraffare dagli eventi, anche quando sarà invitata a vendere tutto non lo farà. Anche quando il figlio maggiore prenderà la sua strada altrove, non lo farà. si rimboccherà le maniche, scenderà nel laboratorio e farà quel che va fatto per mandare avanti il sogno di una vita.

“Ecco, vedi? Questa è la tua famiglia. Non so dirti se sia la migliore che potesse capitarti, questo no.. Siamo così pieni di difetti, lassa sta’… Però ti vogliamo bene, sai? E ci saremo sempre, caschi pure il mondo. PErò noi abbiamo bisogno di te e tu di noi”

Davide verrà mandato in Francia per imparare l’arte di liquorista e questo lo farà crescere, da ragazzo diventerà uomo e scoprirà la differenza tra amore e passione. Una linea sottile che oltrepassata segna un confine oltre il quale si può vincere o perdere. “Ciò che sta cercando è la propria salvezza”

Mi sono molto emozionata nel leggere le vicende della famiglia Campari, di dolore, di morte, di malattia e si sofferenza ma anche di intrepidezza di temerità, quelle doti, o quelle condanne che ti permettono di raggiungere la vetta sì, ma nel percorso e sulla via puoi perdere qualcuno.

“Ha subito il più grande rovescio della sua vita e continua a comportarsi come niente fosse, a fare ciò che va fatto, finto come un pupazzo di cartapesta. Se ne va in giro con una maschera sul volto, proprio come i devoti del Carnevale che si vedono in giro in questi giorni”

Come ai protagonisti del romanzo anche a noi, man mano che passano gli anni, viene sempre più facile capire che ci saranno momenti che saranno rimpianti futuri, lo stesso non puoi farci nulla.

Una domanda nasce spontanea alla fine. Parole non dette per preservare un’amicizia, parole troppo forti a perdere un fratello. Conta davvero e più di tutto il desiderio supremo di raggiungere la cima anche se ci si arriva soli?

“Forse è tutto qui il senso della vita di un uomo, sentirsi meravigliosamente inadeguato e continuare a provarci sempre…”

Un padre e un figlio che non si sono mai capiti ma che alla fine divengono la stessa cosa.

“Non puoi tornare indietro, puoi andare solo avanti”

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