L’innocente di Alison Weir

Recensione di Sara Valentino

Carissimi eccomi qui dopo un momento di blackout con le letture. Ci tengo in modo particolare a questo libro perchè dopo aver letto “Caterina d’Aragona” (vi lascio la recensione al link) , di questa autrice, desidero leggere tutto.

“L’innocente” è il romanzo d’esordio di Alison Weir e forse l’ho trovato un po’ meno accattivante rispetto a “Caterina d’Aragona”, appunto, che ho amato immensamente. Ciò non significa assolutamente che non lo consigli o che non ne abbia apprezzato la storia e la narrazione.

Inserisco l’albero genealogico della famiglia Tudor in quanto per chi non conosce i legami risulta complicato seguire le vicende di Jane Grey, l’innocente.

“Se le mie colpe meritano un castigo, per la mia giovane età, almeno, e per la mia imprudenza sarei dovuta essere perdonata. Dio e i posteri saranno con me più indulgenti” Lady Jane Grey, Torre di Londra, febbraio 1554

Frances Brandon è imparentata con la famiglia Tudor in diretta discendenza da Enrico VII, sposa Henry Grey duca di Suffolk e con lui ha tre figlie: Jane Grey, Katherine, Mary. Tutte con i nomi delle consorti di Enrico VIII e della figlia di lui con Caterina d’Aragona. I due sono nobili in cerca di ascesa e successo, non perdono occasione per poter usare le figlie e accasarle al meglio a scopo politico. Vedremo che fino all’ultimo, soprattutto il duca di Suffolk guarderà esclusivamente ai suoi scopi egoici.

Jane viene bistrattata già da piccola, non è amata dalla madre, ha solamente la balia dalla sua e sarà l’unica a restare con lei per sempre, fino alla fine. Jane ama leggere e studiare, non ha alcuna ambizione politica nè di ascesa al potere.

“Se soltanto mi lasciassero in pace, con i miei libri e le mie lettere, sarei contenta di farmi scorrere accanto la vita, e con essa il mondo”

Il romanzo è scandito attraverso i capitoli che sono i punti di vista dei vari personaggi che solcano le scene di questa terribile e triste storia. Attraverso la narrazione di Alison Weir che è un racconto storico poco incline a fronzoli di natura emozionale, possiamo avere accesso a luoghi del tempo, soprattutto nell’angusta torre di Londra, con l’alito ancora fresco dei Anna Bolena e Caterina Howard ivi decapitate o i principini scomparsi nel secolo precedente.

Ciò che ci lascia esterrefatti è che la giovanissima Jane, battuta con la frusta dalla madre perchè fatica a piegarsi alle regole, viene prima avvicinata a Edoardo VI, successore di Enrico VIII, per divenirne la moglie e poi, attraverso sotterfugi e inganni resa Regina al posto della reale in linea di successione Maria.

Ricordiamo che Enrico VIII era protestante diversamente da Maria che, cattolica come la madre Caterina, aspirava a restaurare la sua fede religiosa in Inghilterra. Alla sua ascesa al trono perdonò molti dei suoi avversari ad eccezione del duca di Northumberland fautore dell’inganno reale e di aver costretto il precedente Re a modificare le regole di successione.

Ceppo decapitazioni

“Ormai è fatta, sono stata venduta come schiava e a questo non c’è più rimedio. Sono ansiosa di tornare in camera mia, dai miei libri, l’unico conforto che mi è rimasto”

Jane Grey viene sposata a un uomo sgradevole, violento e assetato di potere, un bambino viziato e il figlio proprio di Northumberland, nove giorni tanto durò il loro regno. L’epilogo lo conosciamo, lo possiamo immaginare, l’autrice ce lo racconta senza tralasciare nulla.

Di Jane ci resta un quadro, quello di una giovane donna con dei sogni, una vita spezzata a soli sedici anni, una premonizione vista attraverso il dono di una collana di rubini come gocce di sangue attorno al suo collo. Una intrepida donna che guarda al suo destino con una dignità invidiabile, ci insegna a tener fede alle nostre credenze nonostante tutto. L’onore, l’orgoglio, la fierezza ci impongono quasi un contegno affinchè non eccediamo anche noi lettori in una commozione che sarà sì intensa e profonda ma parca.

Una ricostruzione storica impeccabile che unisce al piacere del romanzo storico le sfumature del saggio. Resta l’amaro alla fine, resta lo sconcerto di quanto possono essere avidi gli uomini e a quale prezzo…

Inghilterra, 1554: Jane Grey, sovrana per appena nove giorni, si aggira inquieta nella dimora di Master Partridge, il carceriere della Torre di Londra. In quell’edificio che si affaccia sulla Tower Green, dove fu giustiziata anni prima Anna Bolena, è tenuta prigioniera insieme alle sue dame di compagnia, dopo essere stata giudicata colpevole di alto tradimento e condannata, poco più che sedicenne, a essere bruciata viva a Tower Hill, o decapitata, secondo il volere della regina Maria. Ha un’unica possibilità per salvarsi, stando almeno alla promessa dell’anziano abate di Westminster: abiurare la fede riformata. Soltanto l’abiura potrà, infatti, convincere Maria Tudor, intenzionata a restaurare nel regno la religione cattolica dopo lo scisma del padre, a concederle la grazia. Lady Jane, tuttavia, è pronta a riconoscere le sue colpe – aver indossato una corona non sua e avere, così, permesso che il suo cuore e la sua volontà fossero influenzati dalle brame di potere altrui –, ma non può tradire il proprio credo e barattare la vita eterna con quella terrena.

  • Editore : BEAT (26 novembre 2020)
  • Lingua : Italiano
  • Copertina flessibile : 464 pagine
Please follow and like us:
error0
fb-share-icon20
Tweet 20
fb-share-icon20

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.