L’oscura morte di Andrea Palladio – Matteo Strukul

Vicenza, 14 febbraio 1569. Leonida di Andrea della Gondola, un giovane intemperante e tormentato, partecipa alla festa di San Valentino presso il palazzo di Alessandro Camera e, tra melodiose danze e ricchi banchetti, seduce la moglie del padrone di casa. Tra i due uomini scoppia un litigio feroce durante il quale Alessandro Camera muore accoltellato. Ma quella che sembra l’ennesima sanguinosa lite della Vicenza rinascimentale si rivela un affare molto più grosso. Leonida infatti è il figlio di Andrea Palladio, il più celebre architetto della Serenissima. E proprio nel momento del suo massimo splendore artistico, per Andrea, padre e marito fedele, la sfida quotidiana diventa proteggere Leonida e il resto della famiglia, perché nella città delle faide, dell’Inquisizione e della peste che non lascia scampo, nessuno è al sicuro. Il leggendario architetto dovrà fare i conti con avvenimenti che lo segneranno nel profondo fino alla fine dei suoi giorni. In una girandola di colpi di scena, personaggi memorabili, amori, intrighi e vendette, Matteo Strukul si insinua con sapienza tra i chiaroscuri della Storia, gettando una nuova luce sull’enigmatica morte di Palladio e componendone un ritratto colmo di passione e umanità.

  • Editore ‏ : ‎ Rizzoli (6 febbraio 2024)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 208 pagine

Recensione a cura di Claudia Pellegrini

 “C’è davvero alcunché di divino nei suoi progetti, né meno della forza del grande poeta, che dalla verità e dalla finzione trae una terza realtà, affascinante nella sua fittizia esistenza”. 

Goethe su Andrea Palladio.

Andrea Palladio, al secolo Andrea di Pietro della Gondola, è stato un architetto, un teorico dell’architettura e uno scenografo del Rinascimento.  Nel territorio della Repubblica Veneta progettò molte ville che lo resero famoso, per non parlare delle chiese e dei palazzi, questi ultimi soprattutto siti a Vicenza, la città dove si formò e visse. Pubblicò inoltre l’importantissimo trattato “I quattro libri dell’architettura” nel 1570, grazie al quale i suoi modelli hanno potuto influenzare l’architettura occidentale, dando vita a un movimento destinato a durare per tre secoli, il cosiddetto palladianesimo, che si richiama ai principi dell’antichità classica. Ma come è morto Andrea Palladio? 

Le circostanze della sua morte sono, ad oggi, avvolte nel mistero poiché non ci è nota né la causa, né tantomeno il giorno preciso del decesso, che canonicamente si individua intorno al 19 di agosto del 1580. Probabilmente è spirato a Maser, dove stava lavorando al tempietto di villa Barbaro. 

Per farla breve, la morte di Andrea Palladio è uno dei tanti cold case del passato al quale Matteo Strukul, dopo la saga dei Medici e tutte le altre storie su altri personaggi famosi del passato come Casanova, Michelangelo, Dante, Canaletto e la Monaca di Monza, da una sua versione dei fatti con questo avvincente ma breve romanzo che ripercorre le vicende del celebre architetto veneto dal 1569 alla morte, avvenuta, come abbiamo accennato, nel 1580. 

Ed è proprio dal 1569, che possiamo definire annus horribilis per il grande artista, che ha inizio la parabola discendente della sua vita. Tutto comincia con un brutale omicidio la sera di San Valentino durante una festa a palazzo Camera, quando un baldo giovanotto corteggia una dama compiacente scatenando l’ira del marito, e dando il via a un litigio feroce nel quale quest’ultimo viene brutalmente ucciso.

“Leonida di Andrea della Gondola era il figlio del più grande architetto di quel tempo. Non v’era in città un palazzo che non recasse la sua firma”.

Sì, l’assassino è uno dei figli di Andrea Palladio, quello più scapestrato, quello che del mestiere di architetto non ne ha neanche voluto sentir parlare, quello che preferisce spendere il suo tempo nella crapula. E che adesso ha combinato un guaio e ha gettato la famiglia del grande architetto nella disperazione più totale:

“A cosa era servito progettare le ville più belle, i palazzi più eleganti, le chiese più solenni se poi il suo primogenito ammazzava un uomo a coltellate?”.

Andrea Palladio, essendo un uomo noto, possiede gli agganci giusti per poter aggirare le maglie della giustizia. Grazie alle sue conoscenze potrebbe far scagionare Leonida provando che abbia agito per legittima difesa …

“Voi mi parlate di legittima difesa ma avete visto il cadavere? Alessandro Camera ha il volto devastato dalle pugnalate. Un uomo che si difende da un attacco non indulge con tanta ferocia, facendo scempio del viso del suo aggressore …”.

Il podestà è chiaro: Palladio è Palladio ma ciò non vuol dire che lui, o chi per lui, sia al di sopra della legge. Leonida a seguito della zuffa risulta completamente illeso: come è possibile che un uomo che si sta difendendo da un’aggressione non riporti sul corpo neanche un graffio? È chiaro che il giovane non potrebbe risultare innocente, soprattutto per quello che oggi definiamo overkilling (è un’azione violenta, impulsiva, carica di rabbia in cui l’aggressore inferisce sulla vittima un numero eccessivo di colpi), ma durante il processo tutti coloro che vengono chiamati a testimoniare sull’accaduto giurano che il litigio con il deceduto sia scaturito perché la moglie, una donna decisamente poco seria, abbia provocato palesemente Leonida, e anche che si sia comunque trattato di legittima difesa. E tutti sembrano concordi con questa versione dei fatti.

“Il giudice ha ritenuto trattarsi di necessaria difesa poiché Leonida, in qualità di assalito, avrebbe ucciso il proprio aggressore in base al principio vigente, nel diritto criminale, secondo il quale a ognuno vim vi repellere licet”.

Nonostante sembri che tutto sia finito nel migliore dei modi possibili, come è stato già accennato, la vita di Palladio inizia a precipitare in un abisso, quasi vittima di una maledizione che finisce per inghiottire ogni suo membro, o quasi. E Andrea si trova, suo malgrado, a fare i conti con la perdita di molte persone a lui care, troppe, e inizia a rimproverarsi per non essere stato in grado di comprenderle e, di conseguenza, proteggerle. 

Come, ad esempio, nel caso del suo primogenito scapestrato, riguardo al quale riconosce che un tempo possedeva un grande talento nel disegno e la sensibilità giusta per dedicarsi a progetti architettonici, ma altresì è consapevole che non avendogli dedicato sufficienti attenzioni, non ha potuto coltivare queste qualità che hanno finito per scomparire nel nulla. È quindi colpa sua se questo ragazzo si è perduto?

E che dire dell’invidia di un uomo al quale un tempo ha insegnato tutto ciò che sa sull’architettura? Un discepolo che è certo di aver seguito e trattato come meglio ha potuto, ma che adesso complotta alle sue spalle? 

E del fatto che l’inquisizione ha puntato gli occhi addosso alla sua famiglia? 

“Esiste un male che alligna in nuce e che sta per esplodere nella sua infinita gravità. Il suo nome è quello del più grande architetto della città”.

L’Andrea Palladio di Matteo Strukul, tra un lutto e una disgrazia, è un uomo che si chiede continuamente il perché delle cose e dove abbia sbagliato, perché gli appare chiaro che tutte queste disgrazie devono pur avere un’origine, e forse quell’origine è proprio lui. È un uomo divorato dal senso di colpa, ma anche dall’impotenza, dalla consapevolezza di non poter fare nulla, di essere solo uno spettatore dello sgretolarsi di tutto il suo mondo. 

Un personaggio quindi molto umano, in netta contrapposizione con un altro attore di questa storia, l’inquisitore del Sant’Uffizio Andrea Maderno, il classico fanatico religioso che non solo vede il demonio ovunque e pratica abitualmente l’autoflagellazione per mondarsi dal peccato, ma è pronto a tutto pur di perseguire il suo scopo, ovvero rovinare, distruggere, annientare gli sfortunati che suscitano la sua malsana attenzione.

Ma c’è anche un altro personaggio interessante in questa storia che non possiamo fare a meno di citare, ovvero l’assassino prezzolato Magnamorti, colui che nell’ombra e in silenzio, prima tiene d’occhio le sue vittime, vivendo per mesi, a volte per anni, accanto a loro e poi, una volta giunto il tempo, colpendole senza pietà:

“Magnamorti aveva aspettato due anni interi. E poi aveva atteso ancora. Non aveva fretta perché la fretta era nemica di quel suo mestiere tutto particolare che consisteva nell’ammazzar cristiani. Aveva imparato che il modo migliore per rimanere impuniti era consumare un delitto in un tempo distante dal fatto che ne rappresentava la cagione”.

Ma Magnamorti possiede una coscienza, a differenza dell’Inquisizione o della peste che negli ultimi anni di vita di Palladio ha funestato la città di Vicenza, e a un certo punto della sua onorabile professione inizia a interrogarsi, ad avere degli scrupoli, a porsi quasi dei limiti:

“Colpire un genio era sempre un atto di bestialità e non v’era altra definizione possibile per l’azione che gli era stata larvatamente suggerita”.

Matteo Strukul ne “L’oscura Morte di Andrea Palladio” ci presenta una possibile verità riguardo la morte di questo genio dell’architettura. Considerata la fama che aveva raggiunto a livello nazionale, è davvero incredibile che non ci siano notizie certe su luogo, data e causa del suo decesso, ma solo vaghe supposizioni. Come ho accennato, la maggior parte degli studiosi individua il luogo del decesso a Maser, poichè diverse testimonianze asserivano che in quel periodo stava lavorando nella villa di Marcantonio Barbaro, un nobile veneziano. Quanto alla causa della morte sfortunatamente non ne sappiamo davvero nulla. Il corpo dell’architetto è stato rinvenuto dieci giorni dopo il decesso. Recava segni di violenza? Non lo sappiamo.

Partendo da una morte, seppur di un personaggio notissimo, inspiegabilmente avvolta nel mistero, preceduta da tutta una serie di disgrazie che hanno colpito come una vera e propria maledizione il povero Palladio, non possiamo che trovare terreno fertile per la costruzione di un cold case storico, di una novella nera, di una storia e un’ipotesi affascinante, che non risulta affatto troppo campata in aria, anzi, ha perfettamente senso.

Please follow and like us:
error0
fb-share-icon20
Tweet 20
fb-share-icon20

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.