Luce rubata al giorno – Emanuele Altissimo

Trama

Questa è la storia di due fratelli e dell’estate che segna per sempre le loro esistenze. Diego, Olmo e il nonno sono in montagna, nella baita comprata dai genitori prima di morire. La speranza è che quei luoghi portino serenità nell’animo di Diego, il fratello maggiore, eternamente irrequieto. Ma appena si alza il vento le seggiovie tremano e le nubi proiettano sui valloni ombre profonde. Solo Olmo capisce che Diego sta scivolando in un universo dove non si può raggiungerlo, un delirio che sembra crescere fino a toccare il cielo. E darebbe tutto ciò che ha per salvarlo. In ingegneria si parla di tensione ammissibile: il punto massimo di sforzo a cui si può sottoporre un edificio prima che collassi. L’Empire State Building, per esempio, sopravvisse all’urto di un Bomber B-25. Giorno dopo giorno, Olmo costruisce proprio il modellino dell’Empire State: con infinita pazienza, consapevole che la forza dell’edificio sta nella posa di ogni singolo mattoncino. Ma qual è la tensione ammissibile per una famiglia, per l’amore che tiene insieme le persone? “I miei personaggi li ho immaginati come dei giganti” ha scritto l’autore. “Diego è un gigante incapace di farsi bastare il suo mondo, che sogna di scalare le montagne e prendersi il cielo. Ma soprattutto lo sono Olmo e il nonno. Giganti sono coloro che guardano in faccia il dolore senza più scuse. Che accettano dolori per i quali non c’è consolazione.” Alla sua prima prova, Emanuele Altissimo scrive un romanzo scabro eppure carico di emozione, e mette in scena personaggi in lentissima caduta libera, come fiocchi di neve. Il vento, le radure, il profilo fiero di un daino, l’aria sottile delle vette: tutto in queste pagine è vasto e misterioso come l’animo umano, capace di salvare una scheggia di luce anche nella notte più buia.

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Copertina flessibile: 240 pagine
Editore: Bompiani (9 gennaio 2019)
Collana: Narratori italiani
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8845298256
ISBN-13: 978-8845298257

“Luce rubata al giorno” è la luce che abbiamo dentro, che la vita con la sua forza ci strappa via ponendoci di fronte a un ineluttabile destino.

Questa è la storia di una famiglia, spezzata in due dal dolore; è la storia di come ognuno di noi percepisce e affronta le avversità. La sofferenza può dividere, può allontanare, può anche rendere ciechi.

“Difficile trovare i difetti alle cose” disse ” Specie se le ami”

In questo romanzo c’è tanto amore. Due fratelli e il loro nonno uniti e divisi dal dolore per aver perso rispettivamente i genitori e la figlia. Al nonno spetta un compito difficile e complicato e per portarlo a termine deve restare sordo a ciò che lo sconquassa internamente.

Una foto, pur sbiadita che sia, resta a volte un legame che spacca dentro, che dilania l’anima perché riporta la mente a momenti felici, che sai non torneranno mai più. Ma quella foto la tieni con te, la guardi e la riponi, piangi e ti indurisci.

Emanuele Altissimo utilizza al suo esordio un linguaggio poetico e pittorico perché dipinge con le parole i paesaggi e i volti. Ma dipinge i caratteri, le emozioni, le ribellioni interne.

La folle tempesta che si abbatte sulla famiglia di Diego e Olmo viene raccontata anche attraverso alcune metafore.

Quando il 28 luglio del 1945 il bombardiere B25 Mitchell impatta con l’Empire state building, l’edificio riuscì, nonostante i morti e i danni strutturali a reggere l’impatto unendo tutte le forze. Allo stesso modo questa famiglia cerca di rimanere unita per quanto possibile e reggere a tutte le devastanti prove che la vita gli pone dinanzi.

Eppure, a volte andiamo in pezzi, a volte non riusciamo a dimostrare abbastanza amore, o questo non viene percepito, e le unioni, come per un modellino che cade e si divide in mille parti e schegge, terminano e il cuore sembra essere dilaniato.

“Le righe si confondevano, le lettere sembravano lacrime sulla carta”

“il mondo non lo controlli. A un certo punto accetti che le persone possano deluderti, oppure ferirti. Oppure tutte e due le cose”

E’ una parabola e un insegnamento, ci sono persone che riescono a sopportare più di quanto pensi sia umanamente possibile e io personalmente so, per esperienza personale, che è così: al momento opportuno trovi la forza di sopportare tanto anche il troppo, trovi uno spiraglio di luce anche nel buio più nero e profondo.

Come quando sei in autostrada: alle volte acceleri e altre freni in entrambi i casi ti salvi la vita. Così a volte dobbiamo provarci e provarci ancora, altre invece è meglio fermarsi.

“Si può smettere di voler bene? Gli tremò la gola, ma il suo volto restò serio. “Forse sì” mormorò. “allora domani ci provo”

Non ho potuto fare a meno di commuovermi, l’autore è riuscito a rendermi empatica con tutti i componenti della famiglia, ho sentito la loro sofferenza, a volte la loro rinuncia e altre il loro desiderio di costruire ancora e di riprovare a ritrovare la “Luce rubata al giorno”.

Un romanzo che mi sento di consigliare per la sua immensità e grandezza.

Sara Valentino 

 

 

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