L’uomo senza sonno di Antonio Lanzetta

Secondo dopoguerra. Bruno ha tredici anni e vive in un orfanotrofio vicino a Salerno, sottoposto alle continue angherie degli altri ragazzi.
Solo l’amicizia con Nino, il nuovo arrivato che prende a difenderlo, riesce a rendere tollerabile la sua permanenza nell’istituto. L’estate porta con sé un momento di libertà per tutti i ragazzi: Bruno e Nino saranno scelti per andare a lavorare insieme nella tenuta degli Aloia, una ricca famiglia del circondario. È qui che Bruno conosce Caterina, una strana bambina che vive all’ultimo piano della casa e che lo guida a esplorare i recessi dell’imponente edificio. Il gioco assume però ben presto contorni sinistri: Bruno inizia a essere tormentato da incubi inspiegabili, che al risveglio lo lasciano profondamente spossato.
Il ritrovamento, all’interno della proprietà degli Aloia, di alcuni cadaveri in avanzato stato di decomposizione, getta sulla villa e su chi la abita ombre inquietanti. A chi appartengono quei corpi? E perché tutti sembrano a conoscenza di qualcosa che non deve essere rivelato?
Questo romanzo è la storia di un’amicizia, di ricordi spezzati e di un brutale assassino che si nutre di paure. È la storia di Bruno e dell’estate in cui divenne l’uomo senza sonno.
Un’antica villa dall’atmosfera inquietante.
Due ragazzi che provengono da un orfanotrofio.
Una verità sepolta pronta a riemergere dal passato.

  • Editore ‏ : ‎ Newton Compton Editori; 4° edizione (7 ottobre 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina rigida ‏ : ‎ 384 pagine

Recensione di Sara Valentino

Ho scoperto da pochissimo questo autore e non mi sono certo lasciata scappare la sua ultima fatica.

“L’uomo senza sonno” di Antonio Lanzetta è un viaggio onirico, un viaggio nell’anima buia del male, un thriller adrenalinico che toglie il sonno… perchè non puoi andare a dormire, devi assolutamente sapere.

I personaggi sono talmente ben descritti e delineati nel loro aspetto fisico e psicologico che sono reali. La narrazione è graffiante e raffinata, alcune parti sono poetiche.

Anno 806, Abbazia di Iona, Isole Ebridi. Un libro pericoloso, il “De codex animorum”, ne esistono solo due copie al mondo, è da salvare e intanto che viene portato in salvo tutto il resto brucia, tutti i testimoni insieme all’abbazia.

Salerno anno 2010. Bruno è un nonno diverso da quelli a cui siamo abituati, il mondo dorme e lui no… lui veglia sulla nipotina. Il male e i suoi artigli che si allungano e grattano nella notte non l’avrebbero presa.

La notte era fatta per riposare, ma quelli come lui non dormivano, non dormivano mai” “Bruno chiuse gli occhi e aspettò che l’alba bagnasse di sangue il giorno”

Ma chi è Bruno? La sua infanzia vissuta nell’immediato dopoguerra in un orfanatrofio del Cilento è segnata profondamente da quel luogo, da quel prete che non ha nulla di umano nè di spirituale. Bruno è un bambino diverso, mi piace molto come nel suo romanzo l’autore ci spinga tra le righe a comprendere le emozioni di chi non si sente uguale agli altri. Bruno porta i segni fisici, dolorosi e brucianti delle percosse e delle punizioni subite. L’amicizia con Nino, così diversa da come potremmo mai immaginare, lo aiuta a farsi strada e ad affrontare le sue dure giornate all’orfanatrofio. Ma un’estate Bruno viene mandato a lavorare in una tenuta nella campagna, Nino sarà con lui. Tutto appare sin da subito strano, pauroso quasi, sinistro.

La casa nel silenzio pare viva, qualcosa vi si muove all’interno, qualcuno che non tutti riescono a vedere e sentire, qualcuno da tempo aspetta per avere vendetta, osserva.

Nel giardino strane statue lignee con mani e braccia adunche paiono prendere vita. E’ solo una visione onirica, ma cosa sono? Cosa rappresentano? Paiono essere a protezione della villa, perchè qualcosa non entri? oppure non esca?

La proprietà è degli Aloia, una famiglia che diede sempre molto lavoro agli abitanti del circondario, una famiglia con tanti e troppi segreti. I segreti però si sa che vogliono venire a galla…

“C’era qualcosa in quel luogo, qualcosa che scorreva nelle crepe dei muri, tra le finestre dalle imposte sbreccate e le croste di intonaco, come rivoli neri di acqua piovana”

Nella tenuta ci sono ora Bruno e il suo inseparabile Nino, la governante e suo figlio. Accade però che sul terreno adiacente alla tetra dimora vengono rinvenuti due corpi, diseppelliti da un cane. Due corpi a cui manca il cuore. Il signor Aloia residente a Boston torna a casa e si ritrova coinvolto in un’indagine che vuole fare luce su un buio abissale.

Suoni bassi, rosicchiano il silenzio, un uomo senza volto con un cappello a falde larghe che aspetta. Tanti gli interrogativi, tante lo domande ma la trama del tessuto pian piano prende vita, l’autore con il suo telaio disegna per noi.

Lo consiglio? Sicuramente! Ha uno stile che coinvolge, la spirale mentale risucchia il lettore che annaspa per capire fino in fondo. Però non è soltanto un bellissimo thriller, è un inno alla notte anche quella dell’animo di chi è stato tanto sfortunato ma che contiene in sè una luce splendida.

Fruscii che ci martellano nelle orecchie come chi si è sentito tradito, venduto e tanto aveva amato. E allora ci sono due scelte: amare o odiare.

“Al mondo non esistevano luoghi sicuri. C’erano solo le persone, e il male che si trascinavano dietro”

I cuori? Che fine hanno fatto? Quanto può spingersi nel profondo dell’abisso della follia un cuore che non è mai stato amato?

Particelle di oscurità che come un velenoso morbo invadono tutto. Un passerotto di legno nella tasca dei pantaloni, da accarezzare quando la notte fa paura.

Credo che il dolore, la paura e tutto ciò che di spiacevole accade alle persone restino attaccati alle cose e non vadano più via”

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