MERCANTI DI SANGUEdi Laura Shepherd-Robinson

Deptford, 1781. Gli alberi delle navi negriere ancorate nel porto a sud di Londra sbucano, spettrali, tra la fetida nebbia che sale dal Tamigi. Le voci dei pescatori si mescolano nel grigiore al fumo delle pipe, mentre il giudice Peregrine Child si avvicina allo spettacolo macabro che lo aspetta, appeso al gancio dei trofei di pesca piú ambiti. È il corpo di un uomo, con lunghi capelli corvini, che porta i segni di orribili torture e soprattutto un marchio, impresso a fuoco nella carne: quello degli schiavi. Anche se la sua pelle è bianca. In città, qualche giorno piú tardi, il capitano Harry Corsham, flagello dei ribelli americani, eroe di guerra con una promettente carriera parlamentare davanti a sé, riceve la visita della sorella di un caro amico, Thaddeus Archer.
Nei giorni della loro giovinezza, Harry e Tad avevano abbracciato la causa per l’abolizione della schiavitú. Per Tad era diventata una vera e propria ragione di vita, tanto che si era spinto ad accusare pubblicamente le autorità di connivenza coi negrieri e a minacciare vendetta contro i mercanti di schiavi. O almeno questo è ciò che sostiene la sorella Amelia, nel riferire a Harry la tragica novità: Tad è scomparso, e Amelia teme per la sua sorte. Comincia cosí per Harry Corsham un pellegrinaggio per le strade di Deptford, borgo malfamato alle porte della città cresciuto grazie al commercio di schiavi. Tra banchi dei pegni, negozi di stracci e infimi bordelli, il capitano si rende presto conto che la sua indagine rischia di portare allo scoperto particolari atroci e disturbanti verità su quell’abominevole commercio di sangue. E che a trovarsi sulla linea di tiro saranno la sua carriera, la sua famiglia, la sua felicità e, probabilmente, anche la sua stessa vita.
Raccontato con una prosa vivida e potente, Mercanti di sangue è il ritratto di una Londra settecentesca oscura e brutale, che non fa sconti a un’epoca in cui ipocrisia e violenza sono inestricabilmente legate, coperte solo da un sottile velo di mistero.

  • Editore ‏ : ‎ Neri Pozza (25 ottobre 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 448 pagine

Recensione a cura di Sara Valentino

Ho terminato il romanzo da una settimana e finalmente trovo il tempo per raccontarlo. “Mercanti di sangue” è ciò che il titolo promette, ci porta a vivere per un periodo di tempo a Deptford nel 1781. Il tema di fondo è davvero potente e anche estremamente importante, devo ringraziare l’autrice per aver reso onore a chi morì e a chi combattè per la schiavitù.

“Ognuno catturato da quella creatura che era l’avidità umana. L’artiglio del diavolo”

Il libro è un thriller storico, le vicende si dipanano attorno all’iniziale scoperta di un corpo orrendamente mutilato e seviziato. Si tratta di Thaddeus Archer. La sorella correrà a cercare aiuto per scoprire cosa si nasconde dietro l’uccisione di Tad, lo farà andando a bussare alla porta di un vecchio “amico”.

“Per il breve momento in cui avevo immaginato la sua morte, mi ero sentito freddo come il marmo in una cripta. Era come se un’ombra mi fosse passata sull’anima.”

Harry Corsham, eroe di guerra e invalidato parzialmente in battaglia, ha oggi una famiglia, una moglie e un figlio. Eppure qualcosa di nebuloso è nascosto nel suo profondo, qualcosa che ha minato e rosicchiato il rapporto con la compagna dal principio dell’unione.

Le indagini porteranno Harry a ripercorrere antichi rancori, a scendere a patti con la propria coscienza e a scoprire cosa è giusto per se stessi e quanto si può arrivare a barattare in nome dei soldi e di una posizione sociale rispettabile.

Le morti si susseguono seguendo una scia di sangue e dolore, ogni cadavere è come se fosse lo specchio di chi si sente sempre più braccato, ogni volta infierisce un pezzetto in più. Non nascondo che alcune scene sono crude, quasi al limite della sopportazione ma è lo scotto da pagare nel leggere thriller e questo assolve pienamente la sua parte in un crescendo adrenalinico che ci porterà a bruciare, annaspare, affogare … in un mare nero di odio, paura e malvagità.

L’autrice non racconta una storia vera ma, come possiamo leggere nelle note, la triste storia dell’imbarcazione Angelo Nero, è solo un escamotage per dipingere ciò in realtà accadde su altre navi negriere. La Zong ha vissuto realmente fatti orribili, nel romanzo viene tratteggiato un racconto pazzesco che non può non tingere di nero le nostre menti pensando a uomini, donne, bambini rapiti e venduti come schiavi, massacrati come e peggio di mosche senza un minimo di cuore e rispetto per la razza umana. Di questo si tratta, condannare la brutale epoca della schiavitù, il pensiero aberrante che l’uomo cosiddetto bianco sia più importante e rispettabile rispetto ai neri, a titolo di esempio. Potete immaginare il destino di giovanissime usate e usate, violentate e buttate via.

La ricerca della verità porterà Harry a un passo dalla morte ma anche ad abbracciare la redenzione.

“Volere tutto è la maledizione dei Craven. Se non ce l’abbiamo, ci sentiamo obbligati ad andarcelo a cercare. Niente è perfetto, Harry. Ora lo capisco. Dobbiamo semplicemente ricavare il meglio dalle carte che abbiamo pescato”

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