Mostri – Frédéric Richaud

Parigi, 1630. Questa la data di nascita di Catherine-Henriette Bellier, una bambina tanto brutta che solo per un caso il padre rinuncia a buttarla nella Senna. Sì, perché la Parigi descritta in questo libro dell’autore del “Signor giardiniere” è una città spietata e crudele, dove la piccola inizia a combattere la sua personale battaglia. Battaglia fatta di scelte, prima fra tutte quella di impadronirsi dei segreti delle erbe medicinali. Il suo talento e una serie di fortunate coincidenze la condurranno a corte, a occuparsi di una regina che soffre di stitichezza. Veniamo quindi deliziati dalle descrizioni dei segreti erboristici dell’epoca, e nello stesso tempo accompagniamo Catherine che, con ammirevole ostinazione, resiste a tutto e a tutti in una corte dove la bellezza, da valore assoluto, passa incredibilmente, grazie a lei, in secondo piano per far posto, nei salotti intellettuali, a interrogativi filosofici sulle virtù della bruttezza. Ma non aspettiamoci nulla di edificante da questo romanzo. La brillantezza della scrittura è sempre venata di ironia. Su tutto domina un disincanto che spesso strappa una risata a denti stretti. Non ci sono buoni e cattivi, ci sono solo esseri umani con le loro miserie e, se si è fortunati, le loro virtù. E una protagonista indimenticabile: mostruosa, certo, ma non più dei mostri con cui deve lottare.

  • Editore ‏ : ‎ Ponte alle Grazie (27 ottobre 2023)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 176 pagine

Recensione a cura di Sara Valentino

Siamo alla corte di Re Sole, quando ancora erano al Louvre, una Parigi descritta in maniera realistica non solo per il sontuoso mondo reale ma anche per quello mendicante e operaio. Dalle magnificenze e dai lustri al lezzo della Senna, un quadro miserevole di odori pestilenziali.

“Mostri” è la storia di una donna realmente esistita, Catherine-Henriette Bellier, baronessa di Beauvais. Una bambina nata sfortunata perchè brutta, quasi mostruosa, probabilmente anche cieca da un occhio. La sua intelligenza era invece straordinaria, a quindici anni si appassionava ai giochi di carte e grazie alla sua memoria eccezionale aveva in ogni modo la meglio. A sedici anni viene iniziata dalla nonna ai misteri di clisteri e intestini, ciò che poi fece la sua fortuna.

A diciassette anni conosceva a memoria la Farmacopea generale di Nicolas Pernelle.

Una delle maschere del cortile del Hotel de Beauvais, sarebbe il ritratto di Caterina Bellier.

Nel romanzo si racconta la sua storia, quella del suo essere bistrattata da tutti per l’aspetto e anche dai genitori. Data in sposa a un uomo indegno con il quale non aveva nemmeno dialogo, usata per attirare clienti giunti fino a lì per vedere la sua mostruosità. Pierre Beavais fece anche costruire un’insegna con le fattezze della moglie.

Per Catherine era comunque un modo, seppur sofferente per stare finalmente nel mondo.

Le pochi visite della nonna e i pomeriggi passati insieme erano di gioia perchè si sentiva compresa. “Sii paziente. Sono sicura che c’è un’altra vita che ti aspetta”

Gli affari alla bottega iniziano a peggiorare, i clienti scarseggiano perchè non vi è più la novità e presto Beauvais di ritrova a vagare per Parigi a caccia di nuovi clienti. Ancora non sa che il peggio può accadere.

“… credeva di non poter cadere più in basso. E invece c’era ancora una botola sul fondo della sua malasorte: gli si aprì improvvisamente una sera di marzo del 1653 …”

La regina Anna d’Austria fa chiamare a corte Catherine, la aspettano al Louvre. Grazie alla nonna Geneviève che prima di lei faceva quel mestiere e che alla nipote aveva insegnato è il momento del riscatto. Si tratta, lo riconosciamo, di uno strano talento ma visti i vizi a tavola della famiglia reale si trattava di un compito molto importante e tenuto in grande considerazione.

“… fa’ come il valente Diogene rinchiuso nella botte: vivi senza curarti di ciò che gli altri pensano di te”

Un consiglio che la nonna le invia, che vale ancora oggi e un po’ per tutti noi, ma a maggior ragione per la povera Catherine che non se la passa di certo bene neppure al Louvre. Già perchè i cortigiani la guardavano male ma non solo, le mandavano messaggi poco simpatici e per via del suo aspetto. Non da meno il cardinale Mazzarino nella sua immane superbia.

Un ritratto davvero straordinario, quello di una donna e il suo sapere contro il disgusto e lo scherno dipinto sul volto dei cortigiani. Una storia di rivincita e rivalsa che insegna come bisogna credere profondamente nel proprio valore e non fermarsi alle futili apparenze.

Please follow and like us:
error0
fb-share-icon20
Tweet 20
fb-share-icon20

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.