Nina o sia la pazza per amore di Anita Curci

Recensione di Fabiana Farina


Non fatevi ingannare dal titolo, non è una storia di amore. Il titolo ha corrispondenza con la trama solo per il fatto che “Nina o sia la pazza per amore” è un’opera lirica di Paisiello che debutó a Napoli nel 1789.

Napoli e il 1789 è l’ambientazione di questo romanzo e Nina è il nome della protagonista. Nina, ovvero la marchesina Antonia Giuseppe Scarca viene educata da suo padre come un maschio e come tale viene introdotta nei salotti buoni della nobiltà napoletana, dove si riunivano, dopo una cavalcata o un incontro di sciabola, a parlare di come la Francia avesse aperto la via a un mondo migliore. Mondo che loro, ritenuti intellettuali sognano anche per il Regno di Napoli. 
“È pronta Antonina? È pronta, è pronta. Il marchese parve incerto, poi chiarí: La porto a allenare ‘O ssapive, no? Donna Lucia sbotta a in un rantolo di stizza mentre l’abate, sgranando gli occhi, diceva: A ‘na fémmena! Non sarebbe meglio farle recitare due Ave Maria e qualche Patternoster? … e tre spiritussante! Don Girò’, facìtelo vuje ‘o rusario;’ a piccirella l’indottrino io a modo mio. Stàteve bbuóno. “


Nina ha ormai l’età per maritarsi ma qualunque tentativo di trovarle marito va a vuoto soprattutto perché i marchesi Scarca sono in difficoltà economiche. Questa situazione sconvolgerà la vita della famiglia a tal punto che la protagonista si troverà con la madre allontanata per volere della nonna e con il padre malato. Ma Nina è piena di risorse e decide di riappropriarsi non senza difficoltà del loro feudo di Roccagioiosa. 
“Volgare come tuo padre, stolta come tua madre, ridicola di tuo.” 
La trama di questo libro è molto interessante mostrandoci le due facce di Napoli, di una parte quella di una nobiltà decadente che vuole mettere in atto gli ideali rivoluzionari che arrivano da Oltralpe ma che trovano l’ostacolo di Maria Carolina e dall’altra la vita misera del popolo. È un libro che ci parla di riscatto sociale e di voglia di libertà soprattutto della libertà di una donna che vuole decidere e fare ciò che più le pare e piace della sua vita. 
“Convivenza abituale tra nobili e Lazzaro, uguali testimoni dell’immenso theathròn offerto della città giorno e notte. Per questo Montesquieu aveva definito Napoli un amplio anfiteatro?” 
Nina è “figlia” della nuova era, per riuscire nel suo intento studia, si confronta, cerca di applicare in tutto quello che fa e in tutte le persone che ha a carico la nuova filosofia francese facendosi rispettare e ben volere da i suoi operai. 
“Vola tempo mariolo, ruba anni, la gioventù, la serenità dell’incoscienza, per poi abbandonarti all’oblio del nulla.” 

Però tutto a un prezzo, gli scontri subdoli con il Conte Scarca, suo parente, il dover vestirsi da maschio e presentarsi come marchese, il rinunciare (non solo per propria volontà) al suo amore Pasquale. 
La lettura è molto piacevole anche se un po’ ostica nelle frasi e negli interi dialoghi in dialetto, avrei voluto la traduzione, non è che tutti sappiamo parlare o capire il dialetto napoletano. Il finale ahimè lascia l’amaro in bocca, non lo so se è così per prepararci a un secondo libro o perché l’autrice ha deciso per una fine netta so solo che purtroppo con questa fine ha appannato un po’ il tutto. Io vi consiglio di leggerlo. 
“Che fenomeno astratto e straordinario il destino. Chissà quale sarà il nostro.” 

Luglio 1789: cade la Bastiglia. Da Parigi si irradiano le idee rivoluzionarie e fanno tremare le corti europee. Un mese prima: nel Regno di Napoli, a San Leucio, nella civile colonia industriale creata per lavorare le sete pregiate, debutta l’opera di Paisiello Nina o sia la pazza per amore. Questo intenso romanzo di Anita Curci ne prende in prestito il titolo per evocare la temperie sociale, politica e culturale dell’epoca. Fatti veri e di fantasia si intrecciano per seguire la marchesina di un casato decaduto, Antonina Scarca (Nina), povera, costretta a fingersi uomo per sopravvivere e tentare di riportare a miglior sorte il feudo di famiglia. La ragazza diventa spadaccina, tira col moschetto e con una personalità indomita, coraggiosa, e al tempo stesso fragile, si immerge nei destini di un tempo che procede a passi spediti verso le sciagure del sanguinoso e sfortunato ’99 napoletano. Il padre voleva infatti un maschio ed ha educato la figlia come se lo fosse: ciò contribuisce a plasmare in lei un carattere pregno di componenti decisamente maschili per i tempi e ad orientarla verso scelte audaci, in un momento storico ben diverso da quelli delle prime lotte di emancipazione femminile.

  • Editore ‏ : ‎ Kairòs (15 aprile 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 336 pagine
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