Ninfa dormiente – Ilaria Tuti

“Li chiamano «cold case», e sono gli unici di cui posso occuparmi ormai. Casi freddi, come il vento che spira tra queste valli, come il ghiaccio che lambisce le cime delle montagne. Violenze sepolte dal tempo e che d’improvviso riaffiorano, con la crudele perentorietà di un enigma. Ma ciò che ho di fronte è qualcosa di più cupo e più complicato di quanto mi aspettavo. Il male ha tracciato un disegno e a me non resta che analizzarlo minuziosamente e seguire le tracce, nelle valli più profonde, nel folto del bosco che rinasce a primavera. Dovrò arrivare fin dove gli indizi mi porteranno. E fin dove le forze della mia mente mi sorreggeranno. Mi chiamo Teresa Battaglia e sono un commissario di polizia specializzato in profiling. Ogni giorno cammino sopra l’inferno, ogni giorno l’inferno mi abita e mi divora. Perché c’è qualcosa che, poco a poco, mi sta consumando come fuoco. Il mio lavoro, la mia squadra, sono tutto per me. Perderli sarebbe come se mi venisse strappato il cuore dal petto. Eppure, questa potrebbe essere l’ultima indagine che svolgerò. E, per la prima volta nella mia vita, ho paura di non poter salvare nessuno, nemmeno me stessa”.

  • Editore ‏ : ‎ Longanesi; 5° edizione (27 maggio 2019)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina rigida ‏ : ‎ 480 pagine

Recensione a cura di Sara Valentino

E’ iniziata da pochissimo la serie TV tratta da Fiori sopra l’inferno, il primo fortunato romanzo giallo che Ilaria Tuti dedica al personaggio di Teresa Battaglia. Io mi trovo sempre contro corrente, infatti ho appena terminato il secondo volume “Ninfa dormiente” e devo ancora leggere il primo.

Ero un pochino dibattuta per via delle discordanti recensioni, evidentemente è un personaggio che divide questo di Teresa. Addirittura c’è stato qualcuno che ha definito il giallo in questione ” di una noia mortale”. Bene, se vi fidate del mio umile parere di lettrice piuttosto onnivora allora dovreste leggere Ilaria Tuti.

La Ninfa Dormiente è un quadro dipinto con il sangue, se già vi sembra macabro sappiate che il sangue e il tessuto rinvenuti sulla tela appartengono a un cuore.

La ricerca e le indagini si svolgono nei boschi e nelle valli della Val Resia. Un luogo particolare con una storia antica e antropologica misteriosa, un popolo con un DNA unico, arrivato nella valle intorno al VI secolo d.C., una lingua particolare protoslava antichissima.

Teresa Battaglia e Massimo fanno squadra e il loro è un rapporto strettamente lavorativo ma in questo episodio le loro debolezze, così diverse e distanti anche per via dell’età, faranno capolino e in uno spiraglio sapranno aiutarsi e farsi spalla l’uno con l’altro.

L’omicidio è risalente al 1945, anno in cui i partigiani e i tedeschi si scontravano spesso tra le montagne e in paese. Difficile risalire agli eventi così lontani nel tempo, pochi i sopravvissuti e per altro molto anziani al momento del ritrovamento. Non aiuta la reticenza di alcuni paesani, pare che tutti nascondano un segreto e forse è davvero così.

La battaglia si combatte tra i boschi, sulle tracce di un assassino che pare uscito dal mondo delle ombre, nuove morti macabre e plateali, quasi che non si voglia scoperchiare il segreto della ninfa.

La battaglia si combatte anche nell’animo, Teresa ne ha molte a farle da peso sul cuore, una sta mettendo a dura prova la sua psiche e forse anche la carriera. Massimo deve superare vecchie ferite per non ferire a sua volta chi ama e per non perdere l’occasione della vita.

“Ma di nuovo il destino gioca con le carte della vita e della morte, dell’amore e dell’odio, spietato come sa esserlo solo chi ha l’eternità davanti”

E’ un giallo che fa riflettere su noi stessi, sulle nostre paure, sulle nostre ferite e così insieme a Teresa e al suo diario possiamo fare anche noi un percorso nei boschi del nostro essere.

Da notare che è un inno alle donne, troverete in fondo al libro l’Inno a Iside, sono raccontati antichi riti per sole donne, le custodi del focolare e della vita, viene innalzata una piccola società antica che era matriarcale. Nella dedica iniziale l’autrice lo dice proprio: alle nostre antenate, alle donne di oggi e di domani.

“Uccidere una donna che si dice di amare. Era una contraddizione in termini, quella di cancellare dalla propria vita chi la illumina, eppure accadeva ogni giorno. L’amore che si fa dramma veniva celebrato troppo spesso. A morire erano sempre le donne. Non è amore. E’ possesso. Bisogno di controllo. Donne usate, abusate, lasciate sole, condannate. Donne che non avevano riconosciuto il male perchè si trovava proprio accanto a loro. Difficile metterlo a fuoco e smascherarlo, quando possiede il volto di chi dovrebbe avere cura di te.”

Altro punto a favore del romanzo è l’attenzione verso la natura, le piante sono vive, occhi che osservano il mondo a modo loro. C’è un brano meraviglioso, mi ha messo i brividi nella sua semplicità ma nella grande verità che racconta e che oggi, uomini e donne di città tecnologiche, troppo spesso dimentichiamo.

E mi sono anche commossa vi dico… Non mi resta che riprendere da Fiori sopra l’inferno

Please follow and like us:
error0
fb-share-icon20
Tweet 20
fb-share-icon20

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.