Presenze inquietanti – Renato Priulla

Si racconta che quando il barone de La Brède e di Montesquieu (1689-1755) giunse a Torino (1728), disse che nella nostra città i “muri parlavano”: forse intendeva riferirsi alle decorazioni che su porte e portoni costituiscono una sorta di “corpo di guardia” simbolico per tanti edifici. E poi telamoni, cariatidi, mensole, architravi e altre parte dell’architettura storica del centro cittadino (ma non solo), aggregati in una singolare osmosi che affascina e a volte inquieta, che offre mille occasioni per dare spazio alla fantasia, per immaginare disegni esoterici, riferimenti allegorici comprensibili a pochi eletti, visioni, giochi geometrici.
In effetti, basta provare a guardare in alto per accorgersi di quanti palazzi cittadini sono arricchiti da un ampio complesso di blocchi plastici che danno all’architettura torinese una caratura insolita, al di là del “normale”. È un rincorrersi di meandri, greche, volute e motivi floreali elaborati in mille forme diverse: da questo affascinante complesso scaturisce un universo di straordinaria efficacia simbolica, costituito da un patrimonio di mascheroni con soggetti animali, antropomorfi, mostruosi, generati da un mondo in cui storia e mito, realtà e fantasia si amalgamano in un’unione senza tempo.
Renato Priulla da tempo è attratto da questo (apparente) muto universo decorativo: ne ha dato conto in un primo libro una decina di anni fa e oggi ritorna sull’argomento con un’edizione riveduta e ampliata.
Organizzando con maestria l’ordito della visione tecnica alla trama che si nutre di simboli e allegorie, ha costruito un libro affascinante, miscelando abilmente un grosso corpus di mascheroni, cariatidi, ecc. di Torino ad altri materiali provenienti da luoghi anche lontani, ma che sono accomunati da funzioni, ruoli e spinte emblematizzanti comuni. Il risultato è un libro che non è “solo” su un aspetto della storia e della cultura torinese, ma che apre tutta una serie di finestre anche in ambiti di più ampio respiro e sempre finalizzati a farci riflettere sulla fondamentale importanza del simbolo nella storia degli uomini.
Ognuno di noi potrà applicare il “metodo Priulla” e camminare per la città guardando appena un po’ più in alto del nostro normale campo visivo: e così avremo modo di entrare in una dimensione parallela, modellata con un apparato decorativo ottenuto ora con riverberi manieristi/barocchi, ora con le vitali formulazioni del liberty. Un universo che prende vita attraverso la fantasia e prova a raccontare storie e leggende a chi abbia voglia di ascoltarle.
Se ci lasceremo trasportare dall’immaginario e dalle adulazioni mitiche che si possano rintracciare nell’itinerario simbolico decorativo della nostra città, riusciremo di abbattere le barriere della realtà, tracciando un corridoio di fiaba tra il nostro quotidiano e l’universo del mito: e così il richiamo del fantastico si farà voce e poi canto, si oggettiverà in un insieme di formule poetiche scandite sul pentagramma delle nostre memorie più ataviche.
Gli itinerari che suggeriscono i mascheroni e le molteplici decorazioni delle case torinesi potrebbero essere infiniti: noi siamo certi che ogni lettore potrà arricchire l’elenco con aggiunte e varianti, magari con qualche inattesa novità. È sufficiente guardare un po’ più in alto… verso il cielo.

Prefazione al libro di Massimo Centini 

Please follow and like us:
error0
fb-share-icon20
Tweet 20
fb-share-icon20

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.