La Residenza K, un palazzo di mattoni rossi che ospita donne nubili, appare agli abitanti di Tokyo come una dimora tranquilla per signore per bene, ma nasconde in realtà un passato sinistro. Quando dalla portineria sparisce misteriosamente il passe-partout, la chiave universale che apre tutte le centocinquanta stanze affacciate sui lunghi corridoi dei cinque piani, le inquiline cominciano a vivere nell’ansia. Ogni camera, infatti, oltre a un’immensa solitudine, custodisce colpe che ciascuna di loro tiene scrupolosamente per sé: strani furti, incidenti sospetti e persino un suicidio aleggiano tra quelle mura, abitate da donne assorte nel ricordo dei tempi andati. E adesso, in previsione dello spostamento dell’edificio che deve far posto a una strada, queste donne temono che succeda qualcosa di orribile: i lavori potrebbero portare alla luce un crimine avvenuto anni prima, e con esso tanti altri segreti che le pareti spesse della Residenza K – e la sua curiosa portinaia con la passione per i libri – serbano con discrezione.
- Editore : Marsilio (10 febbraio 2022)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 176 pagine
Recensione a cura di Lia Angy Fiore
“Non ce l’avevo con nessuno in particolare, se non con il caso, che fa scherzi crudeli alterando il corso di eventi attentamente programmati. Il caso può mandare all’aria con facilità sconcertante i piani più accurati, vanificare i propositi più tenaci. Delle conseguenze se ne infischia.”
La Residenza K è un alto palazzo di mattoni rossi che ospita donne nubili. A nessun uomo è consentito restare lì per la notte.
Agli occhi degli abitanti di Tokyo, la residenza appare come un luogo tranquillo, ma è davvero così?
Se nessuna di queste donne sole ha niente da nascondere, perché il furto del passe-partout, che apre tutte le centocinquanta stanze dei cinque piani dell’edificio, ha generato in loro tanta paura e ansia?
A preoccupare le misteriose abitanti della Residenza K è anche lo spostamento dell’edificio per far posto a una strada. Per quale ragione le donne ospitate al suo interno sembrano così inquiete per questo evento, e a cosa è dovuta la morbosa curiosità dei passanti?
Una cosa è certa: la curiosità dei passanti è la stessa che, sin dall’inizio, ho provato anch’io.
“Posso vedere la folla di curiosi che riempie la piazza, per nulla infastidita dalle nuvole di polvere, le persone che si spintonano l’una con l’altra per gettare un’occhiata alle fondamenta. Chissà cosa spera che venga scoperto, tutta quella gente al di là dei vetri […]. Pensa forse che sia come aprire un’antica tomba, dalla quale non si sa cosa salterà fuori?”
La Residenza K fa davvero pensare a un imponente sepolcro in cui queste donne sole, disilluse e senza più sogni hanno scelto di trascorrere ciò che resta della loro esistenza, in attesa della fine.
Sembrano quasi dei fantasmi, degli involucri vuoti, che cercano disperatamente qualcosa a cui aggrapparsi per sentirsi ancora vivi.
Ritirate nel proprio bozzolo, pensano con nostalgia ai tempi in cui erano giovani e piene di sogni. Ognuna di esse custodisce gelosamente il proprio passato e i propri scheletri nell’armadio. Ma non potrà farlo per sempre…
“Pensando a queste donne rimaste sole, che passano qui dentro giornate senza scopo, assorte nel ricordo dei tempi andati e come prigioniere di queste mura, mi sento rabbrividire […]. Per queste donne anziane, i pochi segreti che conservano nel cuore sono l’unico scopo di vita, l’unico orgoglio, tutto ciò che rimane loro di quanto possedevano un tempo.”
A pronunciare queste parole è la signorina Tōjō Kazuko, l’eccentrica custode, amante dei libri. Apparentemente assorta nella lettura, in realtà scruta attentamente le abitanti della Residenza e sembra conoscere ogni loro segreto, ogni loro colpa e tormento.
Conosciamo un po’ meglio alcune di queste donne solitarie ed enigmatiche…
Munekata Toyoko è un’ex docente universitaria che lavora giorno e notte per correggere un misterioso manoscritto lasciatole dal defunto marito.
Tamura Kaneko, la seconda portinaia, è una donna insicura, che si sente inferiore, soprattutto quando paragona la sua monotona esistenza a quella di Toyoko, sua ex compagna di scuola.
Yatabe Suwa è una talentuosa violinista; in passato è stata una musicista acclamata,che riempiva i teatri, ma ora è una semplice insegnante di musica. Nasconde un terribile segreto.
Ishiyama Noriko è una povera donna che vive dell’assistenza pubblica. Compie delle scorribande notturne alla ricerca di lische e teste di pesce buttate via dalle altre inquiline, perché il suo medico le ha consigliato di assumere calcio. È un’accumulatrice di carta e giornali.
Ueda Chikako è un’ex maestra che scrive lettere alle sue alunne, ormai adulte. Da tanti anni sembra aspettare il ritorno di qualcuno, che però non è mai ritornato.
Ci sono poi i seguaci di una setta, denominata “Culto dei tre spiriti”. Il guru è l’unico uomo al quale è permesso vivere stabilmente all’interno della Residenza K.
Ognuna di queste donne, con il suo vissuto, è come il tassello di un puzzle che acquista un senso solo nel momento in cui si incastra con gli altri. Ogni storia, apparentemente slegata dalle altre, è in realtà parte di un’unica storia.
Sono davvero tanti i segreti agghiaccianti custoditi dall’imponente palazzo di mattoni rossi.
Pubblicato per la prima volta nel 1962, “Residenza per signore sole” è un grande classico del noir giapponese.
Inizialmente ho trovato un po’ di difficoltà a seguire l’intreccio e a districarmi tra i vari personaggi, ma sono stata immediatamente catturata dalle atmosfere misteriose e sottilmente inquietanti.
La narrazione è prevalentemente impersonale, fatta eccezione per un monologo e un diario della custode Tōjō. Lo stile è essenziale e non c’è alcun tentativo da parte dell’autrice di esprimere un giudizio morale sulle vicende narrate.
Pur non essendo di facile lettura, è un raffinato thriller psicologico che merita di essere letto.