Terra bruciata. Le streghe, il boia e il diavolo di Gerry Mottis

1613, Roveredo, Grigioni. Tre giorni dopo aver impiccato un ladro in Valle Calanca il boia viene misteriosamente ritrovato morto. Privo del suo ministro di giustizia il Comungrande di Mesolcina cade preda di briganti, streghe e stregoni. Le autorità giudiziarie assoldano così un nuovo carnefice, proveniente dalle terre confinanti, per riportare l’ordine. Il nuovo ministro di giustizia, personaggio misterioso e macabro ma denso di fascino, vivrà ai margini di una società che faticherà ad accoglierlo. Soltanto l’incontro con una meretrice – dal passato turbolento ma guaritrice esperta – farà sperimentare al boia sentimenti nuovi. Il suo spirito subirà una progressiva crisi di coscienza, che lo spingerà a rivedere l’utilità della propria funzione sociale e l’equità delle sentenze del tribunale. L’autore propone un romanzo storico a cavallo tra realtà e finzione. La vicenda ruota attorno a quattro processi che si svolsero realmente tra il 1613 e il 1615. Il loro esame ha riportato alla luce nomi reali, personaggi storici, tradizioni popolari, presunti malefici, delitti efferati, torture atroci, assurde superstizioni e palesi ingiustizie del nostro passato.

Copertina rigida: 448 pagine
Editore: GCE (1 novembre 2017)
Collana: GCE
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8897308627
ISBN-13: 978-8897308621

Recensione a cura di Cinzia Cogni

Leggere un libro che tratta il tema dell’inquisizione nei confronti di uomini e donne realmente esistiti nel XVII secolo e che subiscono processi e torture documentati fin nei minimi particolari, lo ammetto, non è stato facile.
Nonostante ami il romanzo storico e sia avvezza a certe letture, in questo caso, non sono riuscita a rimanere indifferente alle sofferenze psichiche e fisiche a cui vengono sottoposti i protagonisti di “Terra bruciata”.
L’autore, infatti, riesce a far immedesimare fin dalle prime pagine il lettore, attraverso uno stile introspettivo che rende i personaggi affini e reali, in questo modo si entra in simbiosi con loro e si percepiscono i loro tormenti, le loro paure, si comprende il loro modo di ragionare e questo indistintamente dalla vittima al carnefice, perche’ Gerry Mottis riesce a dare ad ognuno di loro un carattere e perfino un’anima.
Un romanzo che oscilla fra realtà e finzione, ma che inaspettatamente fa emergere sentimenti di commozione e compassione, oltre alla rabbia di toccare con mano, grazie alle testimonianze ritrovate negli Archivi di Circolo, l’gnoranza e la cattiveria di quel periodo storico, supportate e alimentate dalla Chiesa.

“L’inspiegabile si nutre dell’ignoranza e della fantasia della gente.”

Protagonista della storia è il boia Abadeus Kaspar che giunge dalle terre di confine delle 3 leghe per prendere il posto di quello precedente (misteriosamente ucciso) e che porterà a Comungrande di Mesolcina diverse novità.
Profondo conoscitore del “Malleus Maleficarum” o “Martello delle streghe” (il famoso libro guida per cacciare le streghe scritto nel 1487 da 2 frati domenicani tedeschi poi divulgato agli inquisitori cattolici),il nuovo Ministro di Giustizia sarà per questo motivo, ancor più temuto ed isolato dal resto della comunità e solo grazie ad una meretrice e conoscitrice delle erbe, Saphira, comincerà il suo cambiamento, scoprira’ cos’è la pietà, fino a prendere coscienza che le confessioni sotto tortura non sono la prova di una colpevolezza ne la personificazione del male.

Nelle taverne di paese, per le strade, tra le viuzze, dai balconi delle case, la notizia corse rapidamente:” sarebbe arrivato un nuovo boia, un carnefice italiano, ma dal sangue austriaco, che aveva già giustiziato centinaia di malviventi, condotto le più barbare esecuzioni, vietate per la loro crudezza – si speculava- entro i confini politici delle 3 leghe.

Durante i 4 processi raccontati nel romanzo, che si svolsero realmente tra il 1613 e il 1615 , l’ autore riesce a creare un atmosfera cupa e di terrore, senza tralasciare neppure il minimo dettaglio sui modi ed i metodi utilizzati dal Tribunale dei Trenta di Roveredo
e dal boia, mettendo in evidenza le sofferenze dell’inquisito.

” Ora bisogna notare che l’intenzione e l’appetito del Diavolo stanno più nel tentare i buoni che i cattivi, benché, dal punto di vista dei tentati, tenta i cattivi più dei buoni, e ciò perché nei cattivi si trova una capacità maggiore dei buoni a ricevere la tentazione del Diavolo. Così dunque il Diavolo cerca maggiormente di sedurre le più caste vergini e fanciulle, come dimostra l’esperienza e anche la ragione.”
Il Martello delle streghe. Prima parte. Capitolo I.

Uno stile incalzante, preciso, asciutto; una scrittura chiara e forbita, un romanzo storico ben documentato che ci permette di comprendere meglio come nascevano certe accuse, come venivano interpretate e come si arrivasse alla confessione fino alla sentenza definitiva…

“Non sono un assassino” ribadì il boia ” non spetta a me giudicare e condannare. Non provo piacere ad impiccare o ad ardere sul rogo. Proprio come tu non provi piacere a farti prendere da chicchessia. Facciamo solo quello che siamo chiamati a fare.”
” Povero ingenuo” disse la donna in tono materno ” io ho scelto di fare la puttana. Tu non hai scelto nulla. Sei stato assegnato al tuo mestiere da tuo padre, che l’ha probabilmente ereditato da suo padre, che a sua volta l’ha avuto dal padre, e così via. Intere generazioni di tormentatori. È questo quello che siete?”
” Siamo la mano armata della Giustizia”

Un libro che non si limita a raccontare un pezzo di storia, ma suscita emozioni, pone domande e lascia un senso di amarezza al pensiero che quel passato non sia morto: torture e discriminazioni frutto della religione e dell’ignoranza esistono ancora oggi ed e’ palese che non avverrà un cambiamento fino a quando l’uomo non sarà in grado di trarre insegnamento dagli errori del passato.

Il boia fece per allontanarsi.
” Perché vuoi aiutarmi? chiese allora il presunto stregone.
“Nulla potrà mai cambiare se continuiamo a fare ciò che facciamo, senza chiederci se sia giusto o sbagliato” affermò il boia.

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