TERRAPIATTISMO NEL MEDIOEVO? SMONTIAMO LA BUFALA!

A cura di Luca Varinelli

Ciao a tutti, amici… oggi si parla di Terra piatta, facendo riferimento in particolare ad un periodo storico che suscita da sempre il mio interesse. Prima di entrare però nel nostro excursus storico voglio spendere qualche parola su questa teoria molto particolare.
INTRODUZIONE AL PROBLEMA
Devo precisare di non essermi mai interessato molto riguardo a questo tema, e le mie recenti ricerche hanno portato a risultati che mi hanno a dir poco sorpreso: ho sempre pensato, ad esempio, che il fenomeno in oggetto fosse un movimento “dell’ultima moda”, apprendendo invece che già alcuni filosofi e sedicenti studiosi inglesi di fine ‘800 sostenevano con varie argomentazioni la teoria che la terra non sia un globo, ma una superficie piana. Inoltre mi è stato possibile appurare che, nonostante sia solo da qualche anno che la voce dei c.d. Terrapiattisti corre impetuosa sul web, una delle maggiori società che propongono la relativa teoria, la Flat Earth Society, esiste dal 1956!
Ma cerchiamo di spiegare un po’ questa ipotesi della Terra piatta. Sempre a fine 800, un tale Alexander Gleason propose le proprie argomentazioni sulla “piattezza” del nostro pianeta ed elaborò un nuovo modello di mappa del mondo (la c.d. “New Standard Map”). Ai nostri giorni qualcuno ha fatto notare che il logo sulla bandiera dell’ONU ricalcherebbe subdolamente la succitata mappa, come ad indicare che è quella la vera forma della Terra.
Ho cercato informazioni su tale Alexander Gleason e sui suoi scritti senza scoprire un granché, nemmeno sui siti in lingua inglese. Tuttavia in uno di questi ultimi, quasi per ironia un sito di “terratondisti”, si suggeriva una visione in controtendenza: nella domanda di brevetto che Gleason fece della sua mappa esistono riferimenti a latitudini, longitudini, proiezioni, e diversi altri termini utilizzati dalla moderna cartografia, dunque in linea con un’idea globulare della Terra: da ciò i commentatori hanno dedotto che probabilmente Gleason non fosse un terrapiattista. La Mappa di Gleason conservata nella biblioteca pubblica di Boston è un planisfero, forse anche abbastanza accurato (non sono un geografo né un cartografo per poterlo dire con assoluta certezza), che pone l’Artide al centro. Sulla circonferenza vediamo invece una linea bianca frastagliata che possiamo identificare con l’Antartide. Perché la scelta di Gleason di rappresentare il mondo in cui viviamo in questa maniera? Secondo parte delle teorie terrapiattiste sarebbe impossibile cadere al di là dei bordi del mondo perché esso sarebbe circondato da una parete di ghiaccio e la mappa di Gleason avvalorerebbe queste teorie. In realtà la soluzione del dilemma è molto più semplice di quello che si potrebbe pensare. Fingiamo di trovarci al Polo Nord, ossia al centro della mappa di Gleason: si tratta di una posizione molto particolare, perché qualunque direzione prendiamo, avanti, indietro, destra o sinistra ci staremo muovendo verso sud. Quale che sia la nostra direzione, dopo un viaggio di centinaia di chilometri ci ritroveremo sempre e comunque di fronte alla massa di terra e ghiaccio dell’Antartide: unico modo quindi di rappresentare detto continente su un simile planisfero è come un “anello” che circonda il resto dei continenti.
CRITICA “POPOLARE” AL MEDIOEVO E VISIONE ANTICA DEL MONDO
La reazione delle persone alle teorie terrapiattiste si concreta molto spesso in commenti del tipo “stiamo tornando nel Medioevo…”. Qualcuno dovrebbe avvisare quei soggetti che stanno combattendo una bufala… con un’altra bufala! Ma procediamo per gradi… Da quel che ci è dato sapere, prima che qualcuno avesse la bella idea di fornire osservazioni di carattere empirico o matematico, tutte le culture del mondo consideravano la Terra una tavola piatta, a volte tonda come uno scudo, a volte quadra come una scacchiera. Ad esempio presso le popolazioni mesopotamiche la terra era un disco piatto circondato dalle acque oceaniche. Anche per gli Egizi la visione del mondo non era molto differente da quella dei popoli della Mezzaluna Fertile.
La Terra “discoidale” era parte anche della cultura dei popoli dell’India: la mitologia indù riteneva che la Terra fosse sostenuta da quattro colossali elefanti cosmici, i quali a loro volta poggiavano sul dorso di un’ancor più colossale “tartaruga cosmica”. In Cina invece prevaleva un modello a forma “quadra”, con il particolare però di una “sfera celeste” che circondava la Terra.
ANTICA GRECIA, VI SECOLO A.C.
Anche i Greci, fino ad un certo periodo, credettero in una Terra piatta. Il filosofo Anassimandro, vissuto nel VI secolo a.C. propose addirittura un modello di “terra cilindrica”; da qui prese piede anche la teoria degli abitanti degli antipodi, ossia di popolazioni che abiterebbero l’altro lato del mondo. Fu probabilmente un discepolo dello stesso Anassimandro, nel medesimo secolo, a proporre un’idea rivoluzionaria. Pitagora, questo il nome del discepolo poi passato alla storia come un grandissimo filosofo, propose di immaginare la Terra come una sfera. Altri attribuiscono invece la teoria al filosofo Parmenide. Non abbiamo però grandi dati relativi alle deduzioni fatte dall’uno o dall’altro filosofo: possiamo sospettare che tali deduzioni provenissero dalla sola osservazione, senza che vi fosse a fondamento dell’idea una constatazione di tipo matematico. Maggiori informazioni in nostro possesso sono quelle relative a deduzioni empiriche o matematiche eseguite nel IV e III secolo. Aristotele in particolare fece osservazioni sulla posizione degli astri, deducendo che più ci si spostava a sud, più essi apparivano alti all’orizzonte: cosa impossibile nel caso di un orizzonte piatto. Il filosofo osservò altresì che durante le eclissi lunari, l’ombra proiettata dal satellite era sempre curva, e la assurse a prova che solo un oggetto sferico poteva proiettare sempre un’ombra di quella forma. Il matematico Eratostene invece, nello studio del problema, accostò all’osservazione empirica anche un approccio matematico: osservando il mutamento delle ombre egli non solo dedusse che la Terra è tonda ma diede, attraverso calcoli matematici, una stima abbastanza accurata del raggio e della circonferenza terrestre. Nel II secolo a.C. altre deduzioni furono portate da Tolomeo: costui fece osservazione relative all’avvicinarsi o all’allontanarsi di oggetti e figure all’orizzonte.
I PRIMI CRISTIANI
Per secoli il modello cosmologico predominante vede la terra, tonda, al centro e il sole, la luna e tutti i pianeti ruotare intorno ad essa seguendo orbite circolari (le orbite ellittiche furono scoperte solo nel ‘500 da Keplero); oltre alle sfere in cui gli astri compivano i loro moti, si trovavano invece le stelle fisse. Ma qual era la posizione del primo cristianesimo sulla forma della Terra? Intanto possiamo escludere che vi fosse una visione teologica ufficiale fornita dalle autorità ecclesiastiche. Si immagina che i primi cristiani pensassero al mondo piatto attingendo direttamente dal pensiero ebraico. In realtà non sappiamo bene come la pensassero gli Ebrei: la Bibbia non offre indicazioni esaustive circa le forme della Terra; solo in un versetto biblico viene utilizzato un termine ambiguo che può significare sia “disco” che “tondo”. Gli Ebrei però era un popolo di pastori dal forte sentimento religioso, ed erano poco interessati allo studio della natura; il loro modo di concepire il mondo è dunque impregnato di simboli che richiamano alla loro vita agreste: la Terra vista come una piana coperta dalla volta del Cielo, paragonata ad una tenda; un’immagine che trovo estremamente poetica ma del tutto priva di pretese scientifiche. I dubbi riguardanti la visione del mondo dei primi cristiani però vengono fugati da alcuni dei più influenti Padri della Chiesa; costoro sostennero fermamente che la Terra è una sfera. In pochi invece sostennero la tesi contraria. Questi padri della Chiesa non furono, si badi bene, solo dei semplici sacerdoti interessati alle dispute Teologiche; essi invero erano dotti studiosi, letteralmente imbevuti nella cultura classica, di cui erano anche estimatori. Sant’Agostino in una delle sue opere scrive. “…quando da noi è notte, la presenza della luce illumina le altre parti del mondo che il sole percorre prima di tornare dalla parte ove tramonta a quella ove sorge; per questo motivo nello spazio di tutte le ventiquattro ore c’è sempre, lungo il percorso circolare del sole, una parte [della terra] ov’è giorno e un’altra ov’è notte”.
Vivo nei dibattiti della Patristica è il discorso che tende a distinguere ciò che nelle Sacre Scritture va inteso in maniera letterale da ciò che invece va preso come simbolo o allegoria di una verità di fede; ed ancor più, si fa leva sulla distinzione tra ciò che è dogma di fede, rilevante per il messaggio cristiano, e verità scientifica, ininfluente ai fini della salvezza.
IL MEDIOEVO
Attribuire al medioevo la credenza che la Terra sia piatta rappresenta uno dei pretesti maggiori per sostenere l’idea di un’epoca buia e oscurantista. Addirittura tale falsa opinione del “Medioevo terrapiattista” trovò diffusione grazie a manuali scolastici dell’Ottocento. Lo storico francese Patrick Gautier Dalché è stato abbastanza granitico a riguardo: “Non vi è alcun testo latino medievale che sostenga che la terra è un disco piatto”. Nei trattati altomedievali ricorrono termini che ci fanno ben intendere quale fosse l’opinione circa la forma della terra: tonda, sfera, palla, globo. Tali nozioni derivavano direttamente dal sapere dei Greci: ricordiamo che nei monasteri furono ricopiate centinaia di opere appartenenti alla cultura classica. Ancora oggi è diffusa la falsa opinione secondo cui nell’VIII secolo un vescovo, Virgilio di Salisburgo, sarebbe stato considerato eretico per aver predicato la “rotondità” della Terra; invero il motivo per cui fu sospettato di eresia fu l’aver sostenuto l’esistenza degli abitanti degli antipodi, teoria questa che era ritenuta errata sia dal punto di vista della teologia che del sapere antico: già da secoli prima del medioevo era teoria diffusa che l’equatore non potesse essere attraversato a causa del clima letale. L’errore di Virgilio, a quanto pare, fu però ritenuto perdonabile, tanto che lo stesso vescovo verrà persino canonizzato alcuni secoli più tardi. A metà del secolo XI Ermanno di Reichenau, monaco tedesco, misurò la circonferenza terrestre seguendo il metodo di Eratostene. Intorno al 1230 vede la luce uno dei più famosi trattati sulla forma della terra, il Tractatus de Sphaera, scritto dal monaco, matematico e astronomo inglese Giovanni di Sacrobosco. Prima ancora dell’invenzione della stampa, tale opera trova ampia diffusione pressoché in tutte le università e biblioteche d’Europa: certo suscita qualche risata a pensare a questi copisti medievali, in gran parte monaci, accusati al giorno d’oggi di essere bacchettoni terrapiattisti, che ricopiano minuziosamente un’opera che ha come tema e premessa fondamentale il fatto che la terra abbia forma sferica! Uno dei primi libri stampati a seguito dell’introduzione dei caratteri mobili fu proprio il Tractatus. Pochi decenni più tardi alla stesura dell’opera di Sacrobosco, un altro teologo, Tommaso d’Aquino forse il più importante teologo di tutta la cristianità insieme a S. Agostino, scrive nella sua Somma teologica che, attraverso vari metodi scientifici, apparenti alle più disparate scienze, è possibile giungere ad un medesimo risultato, come ad esempio che la terra è Sferica.
ICONOGRAFIA, LETTERATURA E CARTOGRAFIA MEDIEVALE
Se diamo una rapida occhiata alle statue e alle rappresentazioni grafiche di re e imperatori realizzate in epoca medievale o post-medievale ci accorgiamo in un gran numero di esse spicca un particolare: il sovrano di turno regge in mano il Globus cruciger, ossia la sfera sormontata da una croce, simbolo del potere cristiano sul mondo incarnato dal sovrano stesso. Alcuni globi simili a quelli delle rappresentazioni artistiche furono effettivamente realizzati in oro per uso cerimoniale. Le raffigurazioni artistiche, spesso di carattere simbolico, della terra tonda non sono infrequenti in questo periodo: se ne trovano parecchie nei codici miniati. Anche nella narrativa letteraria non mancano indicazioni circa la forma del nostro pianeta: esempio più che conosciuto è la Divina Commedia: in essa la Terra è rappresentata al centro dell’universo. Ad essere abitato, nel Poema Dantesco, è il solo Emisfero Boreale: l’antica concezione di antipodi irraggiungibili dall’uomo era ancora diffusa all’epoca. Aspetto che forse è più interessante per il tema trattato è la cartografia medievale: spesso imprecisa e stilizzata, e non di rado influenzata da una visione simbolica, ma con un’idea chiara sulla forma della Terra. Numerosi nel Medioevo o nel primo Rinascimento sono i planisferi, che come indica il nome sono proiezioni su una superficie piatta di qualcosa che è tondo. Allora il termine “planisfero” non era utilizzato, si utilizzava per lo più il termine “mappamondo”, tuttavia risulta già ben chiaro l’idea di una rappresentazione piatta di ciò che piatto non è. Risulta curiosa in proposito una delle mappe del 1508: essa ha una forma che ricorda un po’ la sezione di una ciambella; come mai questa scelta da parte del cartografo? La soluzione è semplice: è un po’ come se voi prendeste un mappamondo e lo apriste in due su un lato; ciò consente di mantenere inalterate le proporzioni e le distanze.
COLOMBO E GALILEO
Tra i soliti delatori del medioevo c’è chi pensa che i due personaggi di cui andiamo a parlare siano stati perseguitati, processati e condannati per aver sostenuto la “rivoluzionaria” teoria che la Terra non è piatta; un nutrito gruppo di essi giunge persino a dire che Galileo è stato imprigionato, torturato e pure messo al rogo per quest’idea! Parleremo proprio di quest’ultimo personaggio, anche se è vissuto parecchio dopo il viaggio di Colombo. Galileo, possiamo dire sin da subito, non finì in prigione, non fu sottoposto a tortura e non fu ucciso per le sue idee. Egli fu, senza dubbio, processato per alcune delle sue idee, e sebbene si possa condividere che il processo fu uno dei punti negativi della storia cristiana, non ci si può scordare che esso prese le forme di un civile dibattito che di un’imposizione di autorità. Il grave errore delle autorità ecclesiastiche risiedette nel trasporre sul piano ideologico ciò che è in realtà puramente materia di scienza. Venendo ora al nostro discorso: in nessuno dei verbali del processo Galilei è fatta menzione della forma della Terra. Analogamente, in nessuna opera del fisico pisano viene mossa obiezione su questo punto: il processo Galileo riguardò unicamente la proposta dello scienziato di superare il sistema tolemaico-geocentrico con il sistema copernicano-eliocentrico. Il permanere del sistema tolemaico durante il Medioevo/Rinascimento non può essere attribuito ad un oscurantismo religioso: per secoli Greci e Romani considerarono la terra al centro, e su tale punto non fu presentata prova contraria in grado di risolvere il dibattito fino al 1700. Mi preme di più parlare di Cristoforo Colombo, in primo luogo perché la data del suo viaggio, correlato alla sensazionale scoperta, segna convenzionalmente la fine del Medioevo. È convinzioni diffusa, forse ancor più che con Galileo, che Cristoforo Colombo sia entrato in conflitto con le autorità religiosa per aver infranto il famoso tabu. Con Galileo risultava difficile individuare un colpevole, in questo caso è possibile fare un nome e un cognome: Washington Irving; scrittore americano ben più noto per la sua opera fantastica “La leggenda di Sleepy Hollow”. Irving scrisse e pubblicò nel 1828 una biografia di Cristoforo Colombo; in tale biografia è è riportato il dialogo in cui i dotti di Salamanca bocciano l’idea del navigatore Genovese usando pressappoco questi termini: non è possibile raggiungere l’oriente passando per l’occidente perché la Terra è piatta. Sempre secondo Irving, Colombo, impuntatosi sull’idea che la Terra non è piatta, voleva a tutti i costi darne dimostrazione. Un simile confronto è avvenuto veramente? Partiamo dal principio: l’obiettivo dell’ambizioso progetto di Colombo era veramente raggiungere l’oriente passando per l’occidente, ossia arrivare in Asia partendo dalla Spagna senza dover aggirare tutti e tre i continenti allora conosciuti. La richiesta fu avanzata dal Genovese a Isabella, sovrana di Castiglia, che regnava sulle terre iberiche insieme al consorte Ferdinando: la regina, dopo aver ascoltato le richieste di Colombo, nominò una commissione di esperti affinché esprimessero un parere. Questa commissione, composta forse anche da ecclesiastici, esaminò attentamente il progetto ed espresse un parere negativo: non era possibile giungere in oriente secondo i modi ed i tempi previsti da Cristoforo Colombo. C’è da precisare, a fronte di obiezioni, che il viaggio di Colombo significava un investimento non da poco: si trattava di armare tre navi, assegnare ad esse equipaggi salariati, riempirle di ingenti provviste per il viaggio e spedirle un’impresa che poteva rivelarsi un fiasco totale. Ancora una volta, nessun riferimento alla forma della terra. I dotti probabilmente si saranno mangiati le mani ad apprendere la notizia che Colombo aveva toccato terra; ciò non toglie che costoro avessero ragione. Colombo ebbe un’enorme colpo di fortuna ad incontrare nel suo viaggio un continente di cui fino ad allora si ignorava l’esistenza: se non vi fosse stato quel continente il genovese non sarebbe mai riuscito a giungere la terra al di là delle acque: si calcola che per fare ciò sarebbe occorso un viaggio almeno cinque volte più lungo! Pochi decenni dopo il viaggio di Colombo, il navigatore Ferdinando Magellano compì, anche se a costo di gravi perdite e di lasciarci la vita lui stesso, la prima circumnavigazione del globo: ancora una volta, lamentele sulla rotondità della terra non ci sono pervenute!

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2 Risposte a “TERRAPIATTISMO NEL MEDIOEVO? SMONTIAMO LA BUFALA!”

  1. Vorrei che visionaste i filmati di ( j Tholan media 1) video aerei effettuati a 11 mila metri effettuati con telecamera zum infrarosso con i riferimenti delle posizioni e coordinate.in particolare 1200 ml pari a 2.200 km, possimo vedere i 360km di curvatura corrispondenti. Un occhiatina anche al fiume Nilo lunghezza 6.800 km piu’ del raggio terrestre mi sembra ,da un dislivello di 1.100 mt sul livello del mare torna stranamente nel Mediterraneo risalendo l’equatore,un po’ strano

  2. Certo per noi oggi è facile dire “andiamo nello spazio, o inviamo satelliti e ci accorgiamo di che forma abbia la Terra”. Questi mezzi tecnologici ovviamente gli antichi non li avevano, e si doveva utilizzare il ragionamento per arrivare ad una risposta. Non ho capito l’obiezione sul Nilo: ovvio che se c’è un dislivello, l’acqua scorre dall’alto verso il basso, dove l’”alto” è, se guardiamo la questione dalla prospettiva della gravità terrestre, il punto più lontano dal centro del pianeta.

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