Trasmoz, l’unico paese maledetto della Spagna

Autrice, traduttrice: Alice Croce Ortega

Da https://www.larazon.es/viajes/20200630/cmwfwy7wfjf6tl4i2ifaj3pbni.html

Ecco Trasmoz, l’unico paese maledetto della Spagna

Un evento della vita di tutti i giorni come una disputa per la legna da ardere, si concluse con la scomunica del paese e la sua trasformazione in covo della stregoneria.

La nostra terra è fatta di leggende. Ogni montagna è una leggenda, i granelli di sabbia trasportati dal vento sono leggende, gli angoli delle città più storiche raccontano leggende: Toledo è una leggenda grande e complessa, anche Santiago e Cartagena sono leggende. Nel mondo contemporaneo le leggende sono storie per bambini o per gente strana, sono tutt’altro che importanti perché oggi non abbiamo abbastanza tempo per fermarci ad ascoltarle. La terra non dimentica ma l’uomo dimentica l’importanza delle leggende nella nostra cultura. La paura delle streghe e delle loro leggende ha conferito alla Chiesa cattolica un potere sulla Spagna – non sempre saggiamente – che da allora ha plasmato ogni passo della nostra memoria. Le leggende dell’oro e delle ricchezze dall’altra parte dell’Atlantico hanno creato un impero spagnolo che ancora oggi vive di nostalgia; le leggende hanno fatto nascere squisite opere letterarie e ci hanno spiegato la filosofia; hanno incoronato re, che hanno influenzato la storia spagnola.

In un mondo povero di leggende, l’uomo perde un pezzo dell’essenza che lo compone. La leggenda non deve necessariamente essere di nostro gradimento, così come potrebbe non piacerci l’una o l’altra parte del nostro corpo, ma sono parte di noi. Ed è bene ricordare queste leggende e scoprire come, a volte, continuino a vivere con la forza del passato. È il caso di Trasmoz, il villaggio aragonese di cui vogliamo parlare.

La disputa sulla legna da ardere e la scomunica

Si tratta di un paese che circonda le pendici di una piccola montagna del Moncayo, come una cintura, con non più di 80 abitanti, a oggi. All’orizzonte, sopra le case, sono le rovine di un antico castello aragonese, conteso da ambiziosi nobili medievali per quasi tre secoli fino all’unificazione dei territori spagnoli ad opera dei Re Cattolici. Il visitatore ignaro di leggende lo scorgerà sulla strada per Saragozza guardandolo a malapena. Nel complesso, penserà, uno dei tanti villaggi della zona.

Errore. È una città di leggende. Oscure ed emozionanti. Come tutte le leggende, quella di Trasmoz è iniziata con un evento come tanti. Nell’anno 1255, l’abate del Monastero di Veruela – situato a pochi chilometri dalla città e all’epoca centro spirituale della regione – entrò in controversia con gli abitanti di Trasmoz per la quantità di legna da ardere da loro tagliata sul vicino Monte de la Mata. Erano dispute comuni all’epoca, ma anche in epoche diverse per la verità: e difficilmente possono essere risolte a parole se nessuna delle parti è disposta a cedere. Sappiamo come si dice, per litigare bisogna essere in due.

L’abate si infuriò per l’impudenza del popolo verso un rappresentante di Dio e, senza pensarci due volte, scomunicò Trasmoz. Il paese, i suoi abitanti e i loro discendenti furono quindi esclusi dalla Chiesa e da ogni possibilità di salvezza divina. Solo il Papa avrebbe il potere di revocare la scomunica e fino ad oggi, seicentocinquanta anni dopo i capricci dell’abate per la questione del legname, non l’ha ancora fatto. Quindi, tecnicamente parlando, Trasmoz continua ad essere scomunicato.

Terra di negromanti

Una volta estirpati i buoni semi cattolici furono estratti dalla terra di Trasmoz, rimase campo libero per un nuovo tipo di seme. In un’epoca in cui il potere della Chiesa era quasi superiore a quello dei re, trovare un villaggio libero dalla loro influenza spirituale era quasi impossibile, così furono molti quelli che decisero di recarsi a Trasmoz per compiere liberamente ogni tipo di pratiche punibili con la morte durante il Medioevo (e la prima età moderna): quello che abitualmente definiamo stregoneria. A Trasmoz nessuno avrebbe potuto fermarli.

Passarono gli anni. Dal paese stavano allá larga le anime pie e le cerimonie pagane erano comuni quando la notte era più buia, sacrifici e riti si alternavano alle messe nere mentre gli abitanti del monastero pregavano fervidamente per liberarsi dei loro demoni. Nacque così la legenda: da un fatto qualunque come una disputa per il legno. Si diceva che le streghe cavalcassero con i capelli sciolti le creature dell’inframondo, chissà, forse veniva fatto qualche sacrificio umano, mentre alchimisti e maghi da tutta la Spagna accorrevano in questo piccolo paese per mettere in pratica le loro teorie senza timore di essere scoperti.

Maledizione del villaggio e perpetuazione della leggenda

L’anno è il 1511. I frati del monastero non possono sopportare oltre l’umiliazione di un nucleo di magia oscura nel loro territorio e decidono di prendere in mano la situazione. E come se non bastasse, avviene un altro fatto: il signore di Trasmoz, Pedro Manuel Ximénez de Urrea, è di nuovo entrato in conflitto con i religiosi a causa della deviazione di un corso d’acqua per rifornire la città, che secondo loro appartiene al monastero. Vanno alle Cortes d’Aragona e queste deliberano a favore del Signore di Trasmoz.

Ma sono passati quasi duecento anni di pericolosa stregoneria e spiritismo nella città scomunicata, e l’abate sa che deve fare un passo in più: rinnegare definitivamente Trasmoz e strappargli ogni possibilità di redenzione. Nel 1512 celebrò una messa in cui coprì il crocifisso con un velo nero e maledisse il paese, cantando il Salmo 108. Si tratta di una magia molto potente, capace di sconfiggere qualunque cosa si stesse celebrando nel villaggio dei negromanti. Secondo la tradizione cristiana, chi copre il crocifisso con un velo nero e canta le parole del salmo maledirà i suoi nemici. Posso immaginare la voce profonda dell’abate che canta la maledizione:

“Affinché i tuoi diletti siano liberati, salva con la tua destra e rispondimi (…). Aiutaci contro l’avversario perché l’aiuto dell’uomo è vano. In Dio faremo cose potenti ed egli calpesterà i nostri nemici.”

Il paese, prima scomunicato e ora maledetto, fu abbandonato dai pochi abitanti che speravano ancora di salvare le loro anime. Il castello fu abbandonato. Trasmoz fu abbandonato al suo destino, nelle mani delle streghe che lo popolavano.

La visita di Bécquer e Trasmoz oggi

Gustavo Adolfo Bécquer fu uno dei più grandi autori di racconti del nostro Paese, fedele cacciatore di leggende, e a causa di un forte attacco di tubercolosi – che finì per ucciderlo – ebbe l’esigenza di allontanarsi dall’aria viziata della città e di trovare un luogo immerso nella natura dove cercare di rimettersi. Decise di alloggiarsi nel Monastero di Veruela. Possiamo ben immaginare l’emozione che provò il celebre scrittore quando i frati gli raccontarono l’incredibile storia di Trasmoz, proprio a due passi da dove si trovava, e chi conosce le sue opere capirà bene che non perse tempo e subito si accinse a indagare sulle leggende locali. Della città maledetta disse che:

“Il sabato, dopo che la campana della chiesa diffondeva nell’aria i suoi rintocchi per le anime pie, alcune suonando tamburelli, e altre, trombe e nacchere, e tutte a cavallo delle scope, gli abitanti di Trasmoz vedevano passare uno sciame di vecchie, fitte come uno stormo di aironi, che si recavano a celebrare i loro riti diabolici all’ombra delle mura della fatiscente torre di avvistamento che corona la vetta del monte.”

Attualmente Trasmoz è villaggio normale. Normale quanto può diventarlo un paesino maledetto e scomunicato, l’unico in Spagna. Mentre le messe vengono ormai celebrate normalmente, come in tutto il resto del mondo, ogni mese di luglio si tiene ancora una fiera delle streghe e delle piante medicinali, dove gli stregoni di tutta la Spagna si riuniscono per condividere le loro misteriose conoscenze. I turisti che vengono in paese incuriositi dalle leggende possono passeggiare tra le rovine del castello, visitare il Museo della stregoneria e delle superstizioni di Moncayo e far volare la loro immaginazione. Questo è Trasmoz oggi. Una storia che è diventata leggenda e una leggenda che ha creato la Storia.

Conoce Trasmoz, el único pueblo maldito de España que sigue excomulgado

Un hecho cotidiano como pudo ser una disputa por la leña, terminó con la excomunión del pueblo y su conquista a manos de los practicantes de brujería

De leyendas se compone nuestra tierra. Cada montaña es una leyenda, los granos de arena extendiéndose por los valles son leyendas, las esquinas de los pueblos más históricos recogen leyendas, Toledo es una gran y compleja leyenda, Santiago y Cartagena también son leyendas. En el mundo contemporáneo, las leyendas son cuentos de niños o historias de frikis, mitos cristianos, son de todo menos importante porque lo fundamental ahora no es la leyenda, no tenemos tiempo suficiente para detenernos a escucharlas. La tierra no olvida pero el hombre sí olvida la importancia de las leyendas en nuestra cultura. El miedo a las brujas y sus leyendas otorgaron un poder a la Iglesia Católica sobre España – con más o menos atino – que ha moldeado desde entonces cada paso de nuestra memoria política. Las leyendas de oro y riquezas al otro lado del Atlántico crearon un Imperio español que todavía hoy merodea por los terrenos de la nostalgia; las leyendas crearon obras de literatura exquisitas y explicaron la filosofía; coronaron a reyes, estos reyes influyeron en el río de la Historia española.

En un mundo pobre de leyendas, el hombre pierde un pedazo de la esencia que le conforma. La leyenda no siempre debe ser de nuestro gusto, igual que puede no gustarnos esta u otra parte de nuestro cuerpo, pero siguen siendo parte de nosotros, al fin y al cabo. Y es bueno recordar estas leyendas y descubrir cómo, en ocasiones, siguen palpitando con la fuerza del pasado. Es el caso de Trasmoz, esa aldea aragonesa.

El conflicto por la leña y la excomunión

Hablamos de un pueblo rodeando como haría un cinturón la ladera de un pequeño monte, en las faldas del Moncayo, con no más de 80 censados en la actualidad. Coronando las casas, se levantan las ruinas de un viejo castillo aragonés, disputado por los ambiciosos nobles medievales durante cerca de tres siglos hasta la unificación de los territorios españoles a manos de los Reyes Católicos. El visitante ignorante de leyendas pasará a su lado en su camino a Zaragoza sin apenas mirarlo. Total, pensará, es un pueblo más.

Error. Es un pueblo de leyendas. Oscuras y excitantes. Como todas las leyendas, la de Trasmoz comenzó con un hecho cotidiano. En el año 1255, el abad del Monasterio de Veruela – situado a pocos kilómetros del poblado y por entonces centro espiritual de la región – entró en disputa con los habitantes de Trasmoz por las cantidades de leña que talaban en el cercano Monte de la Mata. Fue un rifirrafe común en la época, o cualquier época en realidad, que no siempre consigue resolverse con las palabras si ninguno de los dos lados está dispuesto a ceder. Ya sabemos el refrán, dos no se pelean si uno no quiere.

El abad montó en cólera por la desfachatez del pueblo hacia un representante de Dios cómo lo era él y, ni corto ni perezoso, excomulgó a Trasmoz. El pueblo, sus habitantes y sus descendientes quedaron entonces excluidos de la Iglesia y de toda posibilidad de salvación divina. Solo el Papa tiene poder para revocar una excomunión y a día de hoy, seiscientos cincuenta años después de la pataleta del abad por el asunto de la madera, todavía no lo ha hecho. Así que técnicamente hablando Trasmoz continúa excomulgado.

Tierra de nigromantes

Al arrancarse las cosechas católicas de la tierra de Trasmoz, el campo quedó abonado para un nuevo tipo de simiente. En una época en la que el poder de la Iglesia era casi superior al de los reyes, encontrar un pueblo libre de su influencia espiritual era casi imposible, entonces fueron muchos quienes decidieron acudir al pueblo para realizar un tipo de prácticas penadas con la muerte durante el medievo (y principios de la modernidad): la brujería. En Trasmoz, nadie podría detenerles.

Corrieron los años. El pueblo era evitado por toda alma piadosa y eran habituales las ceremonias paganas cuando la noche se mostraba más oscura, los sacrificios y ritos se sucedían con los aquelarres mientras los habitantes del monasterio rezaban con fervor por librarse de sus demonios. Así nació la leyenda desde un hecho cotidiano como puede ser una disputa por la madera. Se decía que las brujas cabalgaban con el cabello suelto criaturas del inframundo, quién sabe, quizás se realizó algún sacrificio humano, a la vez que alquimistas y magos de todo España acudían a este pequeño poblado para poner en práctica sus teorías sin miedo a ser descubiertos.

Maldición del pueblo y perpetuación de la leyenda

El año es 1511. Los frailes del monasterio no pueden aguantar un minuto más la humillación que supone un centro de magia oscura en su territorio y deciden tomar cartas en el asunto. Y por si esto fuera poco, otro hecho cotidiano; el señor de Trasmoz, Pedro Manuel Ximénez de Urrea, ha entrado una vez más en conflicto con los religiosos por el desvío de unas aguas para abastecer al pueblo, que según ellos pertenecen al monasterio. Acuden a las Cortes de Aragón con el pleito y estas fallan a favor del señor de Trasmoz.

Pero ya son casi doscientos años de brujería y espiritismo peligroso en el poblado excomulgado, y el abad sabe que debe dar un paso más, renegar definitivamente de Trasmoz y arrancarle toda posibilidad de redención. En 1512 celebra una misa en la que cubre con un velo negro el crucifijo y maldice el pueblo, cantando el Salmo 108. Esta es magia muy poderosa, capaz de derrotar cualquiera que se estuviera celebrando en la villa de nigromantes. Según la tradición cristiana, quien cubra con un velo negro el crucifijo y entone las palabras del salmo, maldecirá a sus enemigos. Puedo imaginar la voz grave del abad cantando la maldición:

“Para que sean librados tus amados, salva con tu diestra y respóndeme (…). Danos socorro contra el adversario porque vana es la ayuda del hombre. En Dios haremos proezas, y él hollará a nuestros enemigos.”

El pueblo, primero excomulgado y ahora maldito, fue abandonado por los pocos habitantes que todavía esperaban salvar su alma. El castillo fue abandonado. Trasmoz fue abandonado a su suerte, en manos de los brujos y brujas que la poblaban.

Visita de Becquér y Trasmoz en la actualidad

Gustavo Adolfo Becquér fue uno de los mayores cuentistas de nuestro país, fiel perseguidor de leyendas, y debido a un fuerte ataque de tuberculosis – que terminó por matarlo – tuvo la necesidad de huir de los aires viciosos de la ciudad y buscar un escondite limpio donde curarse. Decidió descansar en el Monasterio de Veruela. Podemos imaginar la excitación que experimentó el glorioso escritor cuando los frailes le narraron la fantástica historia de Trasmoz, tan solo a un tiro de piedra de donde se encontraba, y quienes conozcan sus obras comprenderán que fuese rápidamente a investigar las leyendas. Del pueblo maldito dijo que:

“Los sábados, después de que la campana de la iglesia dejaba oír el toque de las ánimas, unas sonando panderos, y otras, añafiles y castañuelas, y todas a caballo sobre escobas, los habitantes de Trasmoz veían pasar una banda de viejas, espesas como las grullas, que iban a celebrar sus endiablados ritos a la sombra de los muros de la ruinosa atalaya que corona la cumbre del monte”

Actualmente Trasmoz es un pueblo normal. O todo lo normal que un pueblo maldito y excomulgado, el único de España, puede llegar a ser. Mientras que ya se ofician misas con total naturalidad, todavía se celebra todos los meses de julio una feria de brujas y plantas medicinales, donde hechiceros de toda España se reúnen para compartir sus misteriosos conocimientos. Los turistas que acuden al pueblo para comprobar las leyendas pueden pasear entre las ruinas del castillo, visitar el Museo de Brujería y Supersticiones del Moncayo y dejar la imaginación volar. Así es hoy Trasmoz. Una historia que se convirtió en leyenda y una leyenda que creó Historia.

Autrice, traduttrice: Alice Croce Ortega

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