Vincent Van Gogh

“Non dobbiamo giudicare il buon Dio da questo mondo, perchè è uno schizzo che gli è venuto assai male”

Vincent Willem van Gogh… novecento dipinti, più di mille disegni e innumerevoli schizzi, un uomo che fu disprezzato in vita, che soffrì di disturbi mentali e che morì a soli trentasette anni. (1853-1890)

Iniziò a dipingere da bambino, osteggiato dal padre continuò comunque e divenne pittore, le sue opere, per la maggior parte le dipinse negli ultimi due anni di vita.

Tra le sue opere, quelle che preferisco sono Terrazza del caffè la sera e Notte stellata sul Rodano.

La prima è ispirata da Bel-Ami di Guy de Maupassant. In questo stralcio ne parla alla sorella: «[…] Finora non mi hai detto se hai letto Bel-Ami di Guy de Maupassant oppure no e cosa ne pensi del suo talento. Te lo dico perché l’inizio di Bel Ami contiene una descrizione di una notte illuminata di stelle a Parigi con i caffè vivacemente illuminati sul boulevard ed è pressappoco lo stesso soggetto che ho appena dipinto. […]». La trovo molto rilassante come immagine e i colori tra il giallo e il blu primeggiano rafforzando questa sensazione.

La seconda lascia senza parole, un’immagine del cielo quello che amiamo guardare nei momenti di gioia ma anche in quelli di sconforto. Così scrive Van Gogh: «[…] guardare le stelle mi fa sempre sognare, così come lo fanno i puntini neri che rappresentano le città e i villaggi su una cartina. Perché, mi chiedo, i puntini luminosi del cielo non possono essere accessibili come quelli sulla cartina della Francia?»

Una passione febbrile la sua, in una lettera al fratello Theo, lettera che gli venne trovata in tasca e che non riuscì a spedirgli, scrive: “Per il mio lavoro, io rischio la vita, e la mia ragione ci è quasi naufragata”.

A soli 37 pone fine alla sua vita, alla sua prodigiosa produzione artistica, alla sua sofferenza psichica. Sulla reale causa della morte si è a lungo parlato, si è detto anche che non si trattò di un vero suicidio. Morì per una ferita di arma da fuoco. Le vicende umane su di lui sono state interpretate anche analizzando le centinaia di lettere che scrisse al fratello.

“La vittoria ottenuta dopo una vita laboriosa di fatica vale molto di più di un facile successo”

Nacque nel 1853 da Theodorus Van Gogh e Anna Cornelia Carbentus, primo di sei tra fratelli e sorelle, legò in maniera importante con il terzogenito Theodorus Junior, la sua città natale Groot Zundert in Brabante. Una delle sue prime crisi fu il rifiuto da parte di una ragazza, Eugenie, che era già fidanzata, lo portò a una depressione ingigantita dal suo animo estremamente sensibile.

Il licenziamento nel 1879 dalla scuola evangelica inaugurò una nuova e prepotente crisi interiore che lo avvicinò definitivamente all’arte figurativa. Iniziò a fare schizzi di minatori e paesaggi dal vivo.

Si innamorò nuovamente e ancora respinto, questa volta dalla cugina Kate Vos, precipitò in una nuova crisi. Dopo il litigio con il padre si trasferì da un amico pittore all’Aia. Intraprese una relazione con una prostituta, Sien, che divenne la sua modella per alcune tele, ma anche questa unione naufragò lascianado però in dono il contagio di gonorrea.

Divenne un po’ vagabondo, andando di città in città, passando dalla casa paterna, si trasferì poi in Francia.

“Quando lascia Parigi ero seriamente malato nel corpo e nella mente, e quasi alcolizzato per tentare di calmare il furore e la tensione che mi stavano riducendo a mal partito” così scrive all’amico Gauguin.

Ricordiamo l’episodio del rasoio che brandì un giorno proprio verso Gauguin durante un litigio, evento che terminò con il taglio del lobo di Van Gogh ormai fuori di sè. Fu ricoverato in manicomio, ne uscì ma vi tornò nell’arco di un paio di settimane durante le quali ingurgitò anche dei colori della tavolozza. L’apparente calma con cui scrisse l’ultima lettera al fratello era appunto apparente in quanto poi si sparò.

Uno dei dipinti più macabri e anche particolari è Il teschio con sigaretta accesa

Il campo di grano con cipressi del 1889 è un esempio tipico della pittura di Van Gogh: pennellate pastose guidate dall’intenzione di assecondare i movimenti della natura dipinta.

Gli studiosi sono indecisi su quale sia stato l’ultimo quadro effettivamente dipinto dal genio dell’arte Ottocentesco, per un periodo, erroneamente, si era ritenuto fosse Campo di grano con volo di corvi. In quest’opera trapela il dolore lacerante dell’artista, il tormento e la sofferenza.

Ci congediamo da questo grande artista dall’anima inquieta.

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