MICHELE DI NOSTRADAMUS

Quarto, e ultimo appuntamento, (a giorni pubblicheremo la recensione al suo romanzo) con la scrittrice Grazia Maria Francese! Oggi ci presenta il quarto personaggio del suo nuovo romanzo:
Mille rimpianti: Verso il Japòn
Se vi siete persi la prima tappa la trovate a questo link: TOYOTOMI HIDEYOSHI il vagabondo che diventò shogun
la seconda invece a questo link: MARCO SITTICO D’ALTEMPS

la terza invece a questo link: SEN-NO-RIKYU

Un medico senza astrologia è come un occhio che non vede

“Il ragazzo non riesce a smettere di guardare lo straniero: gli hanno insegnato che non è buona educazione fissare la gente, eppure è più forte di lui. Sotto la piatta berretta nera che porta in capo, il viso è contornato da boccoli grigi e da una barba nella quale i baffi confluiscono restandone però distinti, leggermente più scuri. Attraverso gli occhiali sospesi alla berretta con un nastro di seta, le sue iridi nere hanno un fascino al quale è difficile sottrarsi.
D’un tratto lo straniero si alza e viene al loro tavolo. È di statura media, ben piantato: indossa una zimarra di velluto nero con ricami in argento, tanto fini che si notano appena.
«Posso avere l’onore di sedere con voi?» chiede. La voce ha una strana eco, come se risuonasse in una stanza deserta. «Credo di avere suscitato la curiosità del ragazzo. Permettetemi di presentarmi: sono Michele di Nostradamus.»”
(Mille rimpianti, Verso il Japòn – capitolo II)

Michele di Nostradamus o meglio, Michel de Nostredame (1503-1566) di certo non era tipo da passare inosservato. Gli occhi in particolare, dovevano avere un fascino davvero magnetico.
A scanso di equivoci chiarisco subito una cosa: che Alessandro Valignano (il “ragazzo” del brano citato) abbia incontrato Nostradamus nell’agosto 1555, in una locanda sulla costa marchigiana, è una mia invenzione. Sarebbe potuto accadere, dato che l’astrologo era a Torino pochi mesi dopo.
A parte ciò, il personaggio di Nostradamus descritto nel romanzo è piuttosto realistico: non c’è niente di più rispetto a quanto si sappia effettivamente su di lui. Che non è molto.
Suo nonno, mercante ebreo della Provenza, dopo avere ripudiato la prima moglie (che rifiuta di convertirsi) si fa cristiano, si risposa e prende il nome di “Nostredame”, come la chiesa da lui frequentata. A quell’epoca per gli ebrei la conversione non è certo una scelta spontanea: rifiutarla significa rischiare la confisca dei beni e l’espulsione dal paese.
Il personaggio più notevole della famiglia è il bisnonno di Michel, Jean de Saint-Rémy, medico. Da lui il ragazzo apprende le norme d’igiene che applicherà nel 1528, durante un’epidemia di peste a Montpellier. Quell’esperienza cambia la sua vita, spingendolo a diventare medico a sua volta.
In quell’epoca, medicina e astrologia sono considerate scienze complementari. “Un medico senza astrologia è come un occhio che non vede” è il motto della Facoltà di Medicina di Parigi. Michel si dedica con entusiasmo a entrambe e quasi certamente, di nascosto, anche allo studio della tradizione cabalistica provenzale, tramandatagli dal bisnonno.
La denuncia all’Inquisizione come negromante di origine ebraica, in possesso di libri proibiti, è la molla che lo spinge alla fuga. Questi libri esistono davvero: è lo stesso Nostradamus a raccontare di averli bruciati perché non cadessero nelle man sbagliate, dopo averli imparati a memoria. “La fiamma che da essi si sprigionava era più brillante di qualunque altro fuoco” annota con tristezza.
Passa in Italia, raggiunge Ancora dove c’è una fiorente comunità ebraica, s’imbarca per l’Oriente e da lì in poi si perdono le sue tracce. Forse in Egitto entra a contatto con i Sufi. Molto probabilmente arriva fino in Persia, dove è iniziato all’arte medica di Avicenna e alla tradizione alchemica di Ermete Trismegisto. Pare faccia uso di droghe che evocano in lui capacità profetiche. Più documentati sono i successivi viaggi in Germania dove conosce filosofi, alchimisti e maghi.
Cialtrone o visionario? Le sue Centene hanno davvero previsto guerre, rivoluzioni e perfino l’attuale pandemia? Oppure si tratta di “chiaroveggenza retroattiva” come l’ha definita qualcuno, che si può interpretare soltanto a cose fatte? In questo caso non servirebbe a molto, vero?
Nelle pagine del mio romanzo, lo stesso Nostradamus sostiene che non è così, che non è inutile.
«Quando si avvereranno le visioni ricorderai le mie parole. In quel momento, quantomeno, avrai la certezza di stare percorrendo la strada tracciata per te fin da prima che venissi al mondo… e questo, te ne accorgerai, è un conforto.»

Trama del libro
Nel Giappone del sedicesimo secolo, l’erede della casata Oda riceve dal padre una missione impossibile: unificare il paese. Nobunaga però continua a vivere da scapestrato, senza curarsene, finché gli intrighi del fratello e la minaccia di nemici esterni lo costringono a difendersi. Diventato famoso grazie all’inaspettata vittoria riportata contro gli Imagawa, Nobunaga poco a poco si immedesima con il compito che gli tocca. Oltre a diventare uno stratega eccezionale deve però costringersi a essere sempre più spietato, estirpando dal proprio animo ogni traccia di umanità.
Nel frattempo, nell’Italia della Controriforma, Alessandro Valignano viene avviato agli studi dal padre, un nobile abruzzese. L’amore per Francesca, un’apprendista cortigiana di Venezia, lo travolge in complicazioni che lo fanno finire in carcere. Carlo Borromeo interviene a liberarlo, ma la condizione è che Alessandro entri in un ordine religioso: la Compagnia di Gesù.
L’uomo del Rinascimento e il samurai s’incamminano verso un incontro che cambierà il destino di entrambi oltre che dei cristiani giapponesi, sempre più numerosi in un paese ancora dilaniato dalla guerra.
Formato: Formato Kindle
Dimensioni file: 2697 KB
Lunghezza stampa: 329
Editore: EEE – Edizioni Tripla E (9 aprile 2020)
Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.
Lingua: Italiano

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